All'auditorium Cianfarani va in scena “La figlia di Iorio” di Gabriele d’Annunzio
Sabato 30 ottobre, alle ore 21, all'auditorium Cianfarani di Chieti, l’associazione culturale “Le tre Melarance” porta in scena lo spettacolo “La figlia di Iorio” di Gabriele d’Annunzio con la regia di Riccardo Iezzi.
In scena Chiara Zappacosta e Riccardo Iezzi. L’evento gode del patrocinio onorario della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” e del Centro Nazionale di Studi Dannunziani.
Uno spettacolo travolgente, forte, a tratti violento. Il regista, Riccardo Iezzi, classe 1999, laureando in Dams (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo) spiega: "Ha ragione Aratud quando scrive 'I capolavori del passato vanno bene per il passato, ma non per noi'. Noi abbiamo il diritto di dire cio? che e? stato detto, anche cio? che non e? stato detto, in una forma che ci sia propria, che risponda all’attuale modo di sentire, e che tutti siano in grado di comprendere".
Da qui parte il lavoro di ricerca sul testo dannunziano. Una rilettura inedita tesa ad indagare a fondo il particolare rapporto che si instaura tra Mila di Codra (la figlia di Iorio) e il pastore Aligi. Cercare di comprendere le motivazioni che spingono i due protagonisti ad agire in un determinato modo, scoprire la loro vera essenza.
Ambientata in un Abruzzo rurale, arcaico, patriarcale e superstizioso, “La figlia di Iorio” racconta la storia della famiglia di Lazaro di Roio che sta preparando le nozze del figlio Aligi, pastore, con la giovane Vienda di Giave. Durante il rituale dei preparativi, irrompe una giovane sconosciuta che cerca rifugio per scampare alle molestie da parte di un gruppo di mietitori ubriachi. La giovane donna e? Mila di Codra, figlia del mago Iorio, una donna dalla cattiva fama, sospettata di stregoneria. I mietitori ubriachi reclamano a gran voce la donna, mentre Aligi, dapprima pronto a scacciare Mila, la trattiene presso di? se? credendo di aver visto piangere l’angelo scolpito nel camino, e accende un cero sulla soglia della porta a segnare l’impossibilita? di violare quella casa. I due fuggono in montagna ed insieme si rifugiano in una grotta. Aligi, ormai innamorato di lei, manifesta la volonta? di recarsi a Roma per chiedere al Papa lo scioglimento del vincolo matrimoniale. Nella grotta, pero?, sopraggiunge il padre di Aligi, Lazaro di Roio, il quale fa legare e portare via da alcuni uomini il figlio per tentare di violentare Mila.
Aligi, liberatosi, interviene a difendere Mila uccidendo il padre con un colpo d’ascia.
Per tale gesto, secondo le regole della comunita? pastorale, Aligi viene condannato alla morte atroce che spetta ai parricidi: dapprima gli verra? staccata la mano “colpevole”, poi verra? messo in un sacco con un mastino e, infine, gettato nel fiume. Prima, pero?, l’omicida dovra? essere condotto a casa per ricevere il perdono della madre. A questo punto interviene Mila che, dichiarando di avere ammaliato con una stregoneria il povero Aligi, lo discolpa e lo libera dall’atroce punizione; cosi?, tocchera? a Mila essere condotta al rogo per stregoneria. La figlia di Iorio si immola per Aligi, andando incontro alle fiamme con la speranza di una finale purificazione: “La fiamma e? bella!” sussurra Mila mentre brucia.
Aligi, ormai fuori di se?, torna alla montagna: l’unico luogo in cui e? a suo agio, il suo habitat naturale. “La figlia di Iorio” parla, forse, di questo: Mila riesce a portare Aligi al di fuori del suo spazio, fuori dalla sua zona di comfort, facendogli scoprire la vita, quella che mai avrebbe potuto vivere e che effettivamente mai piu? vivra?. Quello che la figlia di Iorio offre al pastore figlio di Lazaro e? quasi un assaggio dell’impossibile. Aligi intravede nella donna tutto cio? che lui non e?: riconosce in lei un modello di liberta?, di emancipazione e di forza; non si innamora di lei, probabilmente non ne e? capace, ma cerca di imparare da lei, di rubarle qualcosa, quel qualcosa che a lui manca.
Per assistere all’evento e? necessario essere in possesso del Green Pass ed e? richiesta la prenotazione al numero whatsapp 346.2450926 oppure tramite i canali Facebook e Instagram dell’Associazione “Le tre melarance”.
Posto unico: 5 euro.