A palazzo Sirena va in scena "Figli di un brutto dio"
Sabato 14 aprile, a palazzo Sirena di Francavilla al Mare va in scena "Figli di un brutto dio", spettacolo scritto, diretto e interpretato da Paolo Mazzarelli e Lino Musella. La storia racconta l'Italia di oggi, tramite due vicende molto distanti tra loro, ma incredibilmente vicine. La prima, centrale, è ambientata nel mondo della televisione, dove denari e speranze scorrono a fiumi, attraverso canali a volte putrescenti: una fogna regale, nella quale hanno diritto a nuotare, o ad annegare, solo pochi eletti. La seconda, a fare da contrappunto, è la storia di due falliti veri, una coppia ispirata a quella di "Uomini e topi" di Steinbeck, due poveri cristi senza futuro che sopravvivono nella spazzatura, nell'illusione, nel reciproco amore. Hanno molto in comune: fanno ridere, ma non lo sanno. Non hanno speranze, ma sono convinti di averne. Sono figli diversi e illegittimi di un tempo comune, di un brutto Dio. "Figli di un Brutto Dio" rappresenta dunque uno spaccato della realtà contemporanea, impersonando alcuni importanti temi della nostra era della crisi: l’attesa di un futuro migliore, l’attesa dell’occasione della vita, la celebrità, il successo, il denaro, l’importanza dell’immagine di sé come valori.
I due autori, registi ed attori unici sulla scena, dichiarano esplicitamente di essersi ispirati al romanzo “Uomini e topi” di Steinbeck, del 1937, ambientato nel 1929, in cui i due protagonisti si guadagnano faticosamente la vita sognando di possedere un giorno una casetta tutta per loro. Lo spettacolo vede l’avvicendarsi di due narrazioni che scorrono in parallelo. Da una parte una coppia di poveracci, liberamente ispirata a Steinbeck, che ci viene presentata mentre, alla fermata di un autobus, vive l’attesa non solo del mezzo pubblico, ma anche quella concreta e materiale del raggiungimento di un migliore tenore di vita. Dall’altra i loro doppi: un ragazzo che ripone nell’entrare a far parte del reality televisivo Figli di un brutto dio tutte le proprie aspettative e il conduttore televisivo, umano ma senza scrupoli, che gli offre l’occasione irripetibile per realizzare il suo sogno.
La scenografia è ridotta al minimo, pochi elementi essenziali che caratterizzano il contesto. Sono i personaggi, i loro movimenti, i loro abiti, le loro intonazioni a costruire gli spazi della scena. La recitazione e i registri linguistici utilizzati, naturali e dalla mimica e gestualità molto forti, rivelano, se ce ne fosse bisogno, l’eccellenza degli attori. Il risultato è uno spettacolo energico, che propone l’esperienza di tutta la scala di emozioni tipica del tragicomico: diverte e distende, ma alla fine sgomenta.