“La fiamma è bella – La figlia di Iorio da d’Annunzio a de Régnier” al museo Barbella
Note di regia
La fiamma e? bella. Parodia de “La figlia di Iorio”. Caricatura di un Vate assopito sui velluti dei salotti buoni. “En finir avec les chefs-d’oeuvre” scriveva Artaud nel ‘35. Un rifiuto, il nostro, di ricalcare la tragedia, di far risuscitare personaggi nati esanimi dalla piuma del poeta pescarese. Una Parodia, la nostra. Nella accezione offerta da Linda Hutcheon. Allontanandoci dal legame indissolubile con ironia e satira che da sempre accompagna la parodia, preferiamo accostare quest’ultima al concetto di Manipolazione. La parodia possiede per natura una piena ed incondizionata obbedienza ad un testo gia? esistente, ed in cio? riflette totalmente il citazionismo peculiare delle correnti Postmoderne. La parodia costringe e intima una nuova visione, una sorta di ridefinizione dell’elaborazione di un testo culturale. Una “figlia di Iorio” parodiata, dunque, che preferisce smarrire il suo titolo in favore della battuta finale: “la fiamma e? bella”. La fiamma delle due voci soliste, occupate oltremodo a parlarsi addosso piuttosto che a raccontare la vicenda, avvampera? per tutta la sala in un’estati santa.
La tragedia verra? continuamente interrotta dalla presenza ingombrante del suo autore e dalla sue liriche. In particolare quelle raccolte nell’Alcione. Un’interruzione non unicamente dannunziana e? quella proposta al pubblico, ma assieme alle poesie alcioniane verranno citate quelle di un altro poeta: Henri de Re?gnier. Credibile fonte d’ispirazione del Vate. Spicchera?, udendo i due poeti a confronto, la comunanza delle immagini evocate nelle loro liriche.
Nonostante questo continuo divagare, la tragedia pastorale verra? interamente resa.
Tutti i momenti chiave de “La figlia di Iorio” riprenderanno suono. Il testo parodiato - e quindi manipolato - a nostro piacimento cerchera? di far sentire, piuttosto che vedere, la totale magia che logora questo magnifico scritto teatrale.
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