"Chieti 1943-1944, mai più è stata città aperta come allora", Bucci presenta il suo libro
Mercoledì 19 dicembre, alle 17:30, nella Sala Consiliare della Provincia Enrico Bucci presenta il libro: "Chieti 1943-1944, mai più è stata città aperta come allora".
Intervengono Maria Teresa Giusti, professoressa di Storia Contemporanea Università G. D'Annunzio, la sociologa Eide Spedicato, l'architetto Vladimiro Furlani; modera Antonello De Berardinis, direttore dell'Archivio di Stato di Chieti. Sarà presente l'editore Marco Solfanelli.
Il libro ripercorre le tristi vicende che interessarono la città avendo come protagonisti l'arcivescovo Venturi, il podestà Gasbarri, il capo della Provincia Girgenti, la Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti con i suoi Castellani e Faggiotto che furono nominati da Monsignor Venturi.
Un lavoro di ricerca su argomenti specifici ancora al centro del dibattito di numerosi studiosi: sulle accuse dell'avvocato Raffaele Bellini di Lanciano alla città di Chieti e al suo Podestà Alberto Gasbarri; sulle accuse dello scrittore Corrado Alvaro alla ricca borghesia di Chieti; sulla vexata quaestio se Chieti sia stata o meno città aperta; sullo stereotipo Chieti città – camomilla che ancora oggi grava sulla città.
VIDEO Chieti città aperta: la consegna della medaglia
Il lavoro di ricerca ha consentito di reperire 95 immagini fotografiche, 60 documenti, alcuni dei quali originali, oltre a numerose citazioni di autorevoli studiosi.
"Negli anni della guerra - sottolinea l'autore - i cittadini di Chieti subirono sofferenze atroci, affrontate con dignità e coraggio, dando prova di solidarietà, consapevoli della propria storia. E' da qui che venne loro la forza di ricostruire la città moralmente e materialmente. Negli anni successivi però e, soprattutto, in quelli più recenti (ultimi 10 – 15 anni), sono andati perduti il senso della storia, l'identità dei luoghi, la loro bellezza, il rapporto tra il territorio e gli abitanti, a causa di progressive spoliazioni e abbrutimenti.
Di qui la volontà di aiutare questa città a ritrovare se stessa e la sua identità con l'invito a non piangersi più addosso e a non sentirsi ancora cittadini della “città camomilla” ma cittadini di quella Chieti del 1943 – 1944 che mai più è stata città aperta come allora con i suoi eroi della Banda Palombaro e ancor più della città dalla storia plurimillenaria, consapevoli che la città non appartiene ad un solo uomo ma è di tutti i cittadini.E allora, c'è bisogno di una rivolta delle coscienze, di un nuovo “Rinascimento” e la Medaglia d'Oro conferita alla Città, sarà la nostra stella polare".
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