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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia Atessa

"I protocolli anti Covid non garantiscono la sicurezza": scatta lo sciopero in Sevel

La protesta indetta dalla Usb, in netta polemica con gli altri sindacati, che accusa di "spalleggiare una farsa"

I protocolli stabiliti dall'azienda non sarebbero sufficienti a garantire le misure anti contagio e l'Unione sindacale di base proclama lo sciopero alla Sevel di Atessa.

Una protesta di due ore in programma domani (mercoledì 7 ottobre), nel turno B, dalle 9.15 alle 11.15, nel turno A dalle 15.15 alle 17.15, durante la quale si terrà un'assemblea di fronte all'ingresso montaggio.

"In Fca - accusa l'Usb - si allentano le misure sulla prevenzione. Rispetto a quanto inizialmente previsto nei protocolli, Sevel ha rivisto diverse misure di prevenzione tutte a vantaggio di maggior produzione".

Tra i punti contestati dal sindacato, c'è la riduzione del tempo di sanificazione delle singole postazioni di lavoro a inizio turno, da 10 a 5 minuti, la reintroduzione di cambi a scorrimento in alcune unità, le rimodulazioni dei mix produttivi che, per l'Usb "non sono che mascherati aumenti dei carichi di lavoro, ormai a livelli pre lockdown" e gli aumenti delle linee durante la giornata lavorativa, definiti "furbeschi". 

"Per Sevel - accusa l'Usb - è evidente come invece il problema sia di facile risoluzione, basta infatti tappezzare le officine di manifesti che invitano all’uso corretto della mascherina e perseguire i lavoratori che cercano un attimo di sollievo dalla fatica, generata anche dal suo utilizzo continuato".

Il sindacato accusa di "spalleggiare una farsa" anche Fim, Fiom e Uilm "e tutti i sindacati firmatari del contratto collettivo che, nella famigerata commissione covid, chinano il capo ai diktat aziendali senza battere ciglio pur di conservare qualche privilegio. Ancor più grave è il lassismo dei rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza (Rls) che agiscono anche in una posizione da abusivi, poiché il mandato previsto dalla legge è scaduto da oltre 2 anni e non vengono eletti dai lavoratori da ben 5 anni".

E ancora, puntano dito contro la scomparsa delle "assemblee retribuite, che sembrano essere l’unico momento in cui ci sarebbe una elevata esposizione al rischio da contagio e a cui l’azienda non riesce (o non vuole) a trovare una soluzione".

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