Sciopero Obi, l'azienda non torna indietro sui licenziamenti
Per i sindacati il colosso del giardinaggio è un gruppo solido e la scelta di licenziare 4 dipendenti dallo stabilimento di San Giovanni Teatino non è comprensibile a fronte di altre strade percorribili
Dopo l’incontro in Commissione Territoriale del Lavoro di Chieti e uno sciopero Obi non torna indietro. Il colosso del giardinaggio e dell'hobbistica conferma gli intenti di licenziamento per ragioni economiche nei confronti di 4 dipendenti su 60.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil stigmatizzano le scelte dell’azienda: “Le strade per evitare un acerrimo conflitto ve ne erano e alcune sono ancora percorribili pur di salvaguardare tutti i posti di lavoro nonché il mantenimento del reddito utili alla sopravvivenza delle famiglie, che in questo territorio vengono decimate sempre più da scelte scellerate e senza confronto sindacale.
La realtà territoriale chietina sul commercio è davvero pericolosa: basti pensare che da gennaio a giugno 2013 sono state calcolate circa 2 milioni di ore di casse integrazioni solo nell'ambito del commercio (fonte INPS).
La scelta di Obi – concludono - è fortemente discutibile sul piano del metodo e del merito e solleva una responsabilità sociale. I lavoratori, colpiti da questi processi riorganizzativi, sono portati a chiudersi a riccio, preoccupati della perdita di posti di lavoro”.