Continua la protesta nel carcere di Lanciano, l'Uilpa chiede l'intervento del prefetto
La richiesta è di chiudere almeno 3 sezioni o, in alternativa, inviare in pianta stabile almeno 20 unità
Casi Covid e carenza di organico tengono ancora banco in carcere a Lanciano e i sindacati annunciano la prosecuzione della protesta da parte della polizia penitenziaria “vista la mancanza di risposte” e chiedono l’intervento del prefetto.
Il cartello composto da Sappe, Osapp, Uilpa Pp, Uspp, Fns Cisl e Fp Cgi chiede di chiudere almeno 3 sezioni o, in alternativa, inviare in pianta stabile almeno 20 unità.
“Nonostante le ripetute segnalazioni e l’oggettiva difficoltà gestionale della casa circondariale di Lanciano, che al momento è rimasta anche senza un direttore in pianta stabile, – dice il segretario regionale Uilpa PP. Ruggero Di Giovanni – il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria ha deciso di riattivare a pieno regime un’altra sezione del carcere, questo mentre è ancora attivo nell’istituto il focolaio Covid. Per di più i detenuti che hanno già riempito quella sezione sono gli arrestati dalla regione Lazio che dovranno essere sottoposti ad un periodo di quarantena precauzionale e quindi con un rischio alto di essere portatori inconsapevoli del Covid-19”.
Sabato scorso con una nota i sindacati hanno anche chiesto, congiuntamente, l’intervento del prefetto della provincia di Chieti, Armando Forgione, “affinché possa accertare la criticità in atto e nella speranza che possa farsi portavoce delle problematiche sollevate dai sindacati della polizia penitenziaria di Lanciano”.