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Economia

Troppi rischi negli uffici postali, Slc Cgil chiede di applicare le stesse regole dei luoghi aperti al pubblico

Per il sindacato, i protocolli applicati da Poste Italiane non sarebbero efficaci a prevenire i contagi

Chiede di applicare agli uffici postali le stesse regole anti contagio attualmente in vigore per uffici pubblici e locali la Slc Cgil Abruzzo. 

In particolare, il sindacato fa riferimento ai dati sui contagi in azienda forniti da Poste Italiane, che ha portato anche a Chieti, nell'ufficio Chieti centro, la chiusura con sanificazione straordinaria. Per la segreteria Slc Cgil Abruzzo/Molise area servizi, i protocolli applicati da Poste Italiane non sarebbero efficaci a prevenire i contagi. 

Il sindacato sottolinea che il protocollo d'intesa firmato il 14 marzo "dispone che l’articolazione del lavoro potrà essere ridefinita con orari differenziati che favoriscano il distanziamento sociale, riducendo il numero di presenze in contemporanea nel luogo di lavoro e prevenendo assembramenti". Il che si traduce in ingressi scaglionati dei lavoratori per eliminare i rischi di contatto stretto: "Durante il primo lockdown, quando il contagio divideva in due il Paese perché la diffusione era prevalente nel nord Italia, questa organizzazione del lavoro era applicata ovunque", osserva il sindacato. 

"Oggi il Covid 19 di diffonde in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale - aggiunge - e Poste Italiane ha già da tempo ripristinato gli orari di ingresso e i turni negli uffici di recapito, come se la pandemia fosse un mero ricordo. Inoltre, la nostra richiesta di ripristinare la consegna in cassetta degli effetti a firma, prassi più rispondente all’obbiettivo di prevenzione del rischio, a tutt’oggi non è stata presa in considerazione. Quanto detto, a nostro parere, cela una sottovalutazione del fenomeno da parte di Poste Italiane, fotografa una dicotomia di intervento assolutamente non giustificata dai dati sopra riportati".

Nel caso di Chieti e di altri uffici postali, la falla, lamentano, "è nel tracciamento dei contatti. La procedura è agita dalle strutture sanitarie locali, e il dipartimento di Prevenzione è coadiuvato nel contact tracing dall’azienda. Questa si limita ad intervistare esclusivamente il caso indice, non considerando ciò che ormai è riconosciuto da tutta la comunità scientifica, e cioè che alcune persone, a prescindere dalla durata e dal setting, possono avere una esposizione ad alto rischio, soprattutto nei posti chiusi, poco aerati dove stazionino troppe persone per tempi prolungati. Si vanifica così l’obiettivo primario del contact tracing, quello cioè di interrompere la catena di trasmissione".

"L’accesso dei clienti agli uffici postali - continua - Slc Cgil - è l’ulteriore pecca che individuiamo nell’ottica della riduzione del rischio di contagio. È vero che bisogna contemperare l’esigenza di fornire un servizio essenziale al diritto di lavorare in sicurezza, ma non si capisce perché, ad esempio, nei bar non si può più stazionare, nelle banche e nei pubblici uffici si entra solo previo appuntamento e negli uffici postali invece, in piena seconda ondata, l’azienda ha incrementato il rapporto tra clienti in ufficio/postazioni di lavoro da 1 a 1 a 2 a 1. Per tutti gli esercizi commerciali e nei servizi vale la raccomandazione di favorire tempi di sosta ridotti, in Poste Italiane evidentemente no. È superfluo precisare quanto il pericolo di contrarre il virus valga sia per i lavoratori che per i clienti in attesa dentro l’ufficio postale", conclude il sindacato.

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