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Economia

Parco Majella, nell’anagrafe biodiversità la patata sessanta dei Monti Pizzi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ChietiToday

Con l’approvazione del verbale della riunione del Nucleo di Valutazione individuato dalla Regione Abruzzo tenutasi nello scorso mese di luglio, con la quale è stato espresso parere favorevole per l’iscrizione nell’anagrafe regionale della biodiversità vegetale di 13 risorse genetiche vegetali a rischio di estinzione nel territorio abruzzese, si conclude positivamente un lungo ed articolato lavoro di ricerca e studio avviato per il recupero di una delle varietà agricole locali ancora coltivate nel territorio del Parco: la “Patata Sessanta dei Monti Pizzi”.

Si tratta di una varietà che rischiava la scomparsa e che, grazie alla passione di un agricoltore di Montenerodomo che ha continuato a mantenerla in coltivazione ed all’attività dei tecnici agronomi del Parco svolta nell’ambito del progetto “Coltiviamo la Diversità”, è stata prima inserita in un programma di recupero e successivamente oggetto di studio e analisi. Alle attività di ricerca hanno partecipato il Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali dell’Università di Perugia, l’etnobotanico Aurelio Manzi, l’Agenzia per lo Sviluppo - Laboratorio Azienda Speciale CCIAA dell’Aquila ed il Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell'Università degli Studi dell'Aquila. I risultati delle indagini storiche, agronomiche, genetiche e chimiche hanno confermato la presenza storica della varietà nel territorio e hanno messo in evidenza le caratteristiche distintive che ne hanno permesso la caratterizzazione e la successiva iscrizione al registro regionale.

Il direttore del Parco, dott. Luciano Di Martino, afferma che si tratta di un risultato concreto raggiunto grazie al lavoro sul territorio e alla dotazione strutturale dell’Ente (Giardini Botanici e Banca del Germoplasma) che conferma il ruolo strategico del Parco sia nella tutela delle entità più rare ed in pericolo di estinzione nell'intero Appennino Centrale sia nella conservazione dei sistemi agricoli tradizionali individuati come determinanti per il mantenimento di importanti equilibri ecologici e di paesaggi agrari di straordinario interesse.

Per il presidente del parco, prof. Lucio Zazzara, l’importanza della salvaguardia della biodiversità agricola è un obiettivo importante in quanto essa rappresenta l’espressione più autentica di un territorio, il risultato della stretta interconnessione esistente tra colture e culture, tra biodiversità e agricoltura e perché da essa possono scaturire nuove opportunità economiche e sostenibili soprattutto nelle aree interne del nostro territorio.

 La “Patata Sessanta dei Monti Pizzi” è attualmente coltivata da 3 aziende “custodi”, presenti nel comprensorio che, attraverso un programma condiviso con il Parco, hanno l’obiettivo di ampliare le superfici coltivate e intraprendere una fase di valorizzazione che dovrebbe a breve garantire l’avvio della commercializzazione. Il Parco continuerà gli sforzi per tutelare e dare nuove prospettive a questa e alle altre risorse genetiche del territorio sostenendo le aziende agricole e di trasformazione e stimolando i consumatori attraverso l’iniziativa promossa in collaborazione con i ristoratori custodi con lo slogan “Se mi mangi, mi salvi”.

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