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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

"Troppi lavoratori dello spettacolo dal vivo esclusi dai ristori in Abruzzo": la rabbia del coordinamento LOrSA

Il coordinamento Lavoratori e organismi dello Spettacolo dal vivo Abruzzo critica il criterio del bando di “ristoro” rivolto a enti e associazioni culturali che attribuisce la precedenza e la maggior parte dei contributi a realtà già finanziate dal Fondo unico dello spettacolo

Quello dello spettacolo dal vivo è uno dei settori messo in ginocchio da più tempo a causa della pandemia. Per rispondere a questa emergenza del settore, la Regione Abruzzo ha emanato un bando di “ristoro” a cui si può aderire dall’8 marzo.

Il coordinamento LOrSA  (Lavoratori e organismi dello Spettacolo dal vivo Abruzzo) costituitosi a marzo 2020 e che rappresenta al momento 24 realtà professionali tra organismi e singoli lavoratori che si sono uniti per dare voce al teatro indipendente abruzzese ritiene però che tale bando non consideri la maggior parte della categoria.

Nel ricordare come, “a un anno dalla chiusura dei teatri, le perdite di indotto ammontano, secondo i dati censiti tra gli aderenti a 150.000€ mensili e alla disoccupazione per un centinaio di lavoratori coinvolti con spazi culturali che rischiano la chiusura definitiva” il coordinamento LOrSA,  prende posizione rispetto al bando ristori emanato dalla Regione e rivolto a enti e associazioni culturali “ che, ancora una volta, attribuisce la precedenza e la maggior parte dei finanziamenti ai centri di produzione e ai teatri che vengono già finanziati dal Fus (Fondo unico dello spettacolo)”.

Le compagnie, associazioni, società, singoli lavoratori e professionisti dello spettacolo che non percepiscono il Fus sono la maggioranza e molte di queste sono rimaste escluse anche da ristori statali. “Ci chiediamo come sia possibile lasciare in un tale stato di indigenza e di difficoltà la quasi totalità dei lavoratori dello spettacolo dal vivo del tessuto regionale consegnando alle associazioni, ferme da febbraio 2020, soltanto 500 euro di ristoro e 2000 euro a quelle che sostengono un affitto. Queste realtà svolgono un lavoro capillare ed essenziale sul territorio occupandosi non solo di spettacolo dal vivo, ma anche di attività di formazione, produzione, di teatro nel sociale, di educazione nelle scuole e nelle università. Un lavoro altamente professionale e significativo che va dalle città ai paesi dell’interno, dalla costa alla montagna” afferma LorSA che conta al suo interno generazioni diverse di artisti tra giovani compagnie e realtà che resistono da più di trent’anni. 

“Ancora una volta – sostiene il coordinamento - la Regione Abruzzo, noncurante di queste realtà dello spettacolo dal vivo e minimizzando sulla straordinaria capacità artistica e organizzativa delle stesse, continua a riconoscere come professionisti dello spettacolo solo quelli finanziati dal FUS, ignorando completamente le compagnie professionali extra fus. Queste vengono considerate da sempre dalla Regione Abruzzo alla stregua di compagnie amatoriali  o semplici associazioni culturali, né viene minimamente tenuto conto delle grandi difficoltà che esse stanno sopportando dall’inizio della pandemia e di come resistono da sempre occupandosi di  porzioni di territorio non serviti dalle istituzioni culturali”.

Per questo il coordinamento dei lavoratori dello spettacolo dal vivo chiede con urgenza l’apertura di un tavolo di confronto con la Regione, in particolare con l’assessore alla Promozione culturale Daniele D'Amario, “per poter avviare un dialogo costruttivo e propositivo, al fine di ottenere una più giusta regolamentazione del settore, all'insegna di criteri di lealtà, trasparenza, professionalità ed equità”.
 

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