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Economia

Ikea in controtendenza: produzione dall'Asia all'Italia

Il colosso svedese sta spostando la produzione dall'Asia all'Italia, soprattutto in Piemonte, confermandosi primo cliente della filiera italiana dell'arredolegno

Torniamo a parlare di Ikea, stavolta non per occuparci di 'spintarelle' ma di sviluppo controcorrente. Il punto vendita di San Giovanni Teatino che tra pochi mesi vedrà la luce a Dragonara sarà il ventesimo in Italia. Giova dirlo in quanto la multinazionale svedese dell'arredamento ha deciso di investire in Italia al punto da delocalizzare al contrario.

Avete capito bene: mentre le fabbriche il più delle volte si spostano e Est, Ikea ha deciso di trasferire alcune sue produzioni dall'Asia all'Italia, in particolare in Piemonte confermandosi così, con 24 fornitori italiani per circa 1 miliardo di euro di acquisti, "il primo cliente della filiera italiana dell'arredolegno".

"I nuovi partner italiani individuati hanno preso il posto di fornitori asiatici, grazie alla loro competenza, al loro impegno e alla capacità di produrre articoli caratterizzati da una qualità migliore e a prezzi più bassi dei loro concorrenti asiatici" a dirlo è Lars Petersson, amministratore delegato di Ikea in Italia. Adesso bisognerebbe capire cosa vuol dire quando Petersson dice 'a prezzi più bassi'.

Il gruppo nel 2011 ha comprato in Italia (8%) più di quanto ha venduto nei suoi negozi (7%), soprattutto cucine: una su tre tra quelle vendute in tutto il mondo è prodotta in Italia, ma Ikea acquista in Italia anche un gran numero di prodotti: elettrodomestici, camere da letto, scaffalature, librerie, bagni.

Le prime tre regioni italiane da cui si approvvigiona corrispondono ai maggiori distretti del settore: Veneto (38%), Friuli (30%) e Lombardia (26%); la ricaduta occupazionale collegata a queste commesse produttive è stimabile attorno ai 2.500 posti di lavoro. "Se a questi si sommano i 6.600 dipendenti della rete commerciale e logistica e l'indotto generato dai punti vendita - sottolinea il gruppo svedese - si ottiene una ricaduta occupazionale in Italia pari a circa 11.000 posti di lavoro".

 

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