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Dalle nevicate di gennaio all'ultima abbondante grandinata: 2017 annus horribilis per l’agricoltura teatina

L'allarme della Cia che propone l’attivazione della richiesta di dichiarazione dello stato di calamità

A gennaio le abbondanti nevicate, poi le gelate tardive di aprile, ancora la persistente assenza di pioggia e relativa siccità e, nell'ultima settimana, grandinate e venti forti. La conta dei danni complessivamente è drammatica anche nel Chietino: strutture produttive danneggiate e colture perse. Vigneti, oliveti, frutteti, ortaggi, fieno. Non c’è coltura che non sia stata interessata.

A lanciare l'allarme è la Cia Chieti-Pescara che chiede lo stato di calamità: le ultime grandinate del 17 e 25 luglio, in particolare, hanno devastato frutteti e vigneti in provincia di Chieti nel vastese (in modo particolare Scerni e Pollutri), nell’area tra Manoppello, Rosciano e Cepagatti nel Pescarese,oltre che in aree della provincia di Teramo. Oltre alla grandine si sono verificati numerosi allagamenti e smottamenti in tutta la zona interessata dal maltempo, che hanno causato difficoltà al transito dei mezzi e anche disagi nelle abitazioni, sia nelle aree rurali che in alcuni centri.

"L’attivazione della richiesta di dichiarazione dello stato di calamità per l’attuazione di quanto previsto dal decreto legislativo 102 a favore delle imprese colpite va tentato così come la richiesta di attivare interventi per la proroga delle cambiali, il differimento dei pagamenti degli oneri contributivi e assicurativi - evidenziano dalla Confederazione degli agricoltori -Va fatta però, da parte delle Istituzioni, una profonda riflessione sugli strumenti assicurativi in essere nelle sedi competenti. I ritardi nell’erogazione ai produttori del concorso pubblico nella stipula delle assicurazioni, l’alto costo delle polizze, l’inasprirsi condizioni metereologiche estreme impongono una riforma, anche a livello europeo, dei sistemi di sostegno pubblico nell’assicurazione dell’imprenditore verso i rischi aziendali provocati da eventi calamitosi".

La Cia chiede dunque alle istituzioni di consentire agli imprenditori di poter assicurare le produzioni a costi accessibili: "Invitiamo l'assessore regionale all’Agricoltura ad attivare le proprie sedi periferiche per l’accertamento dei danni-chiudono - e a farsi parte attiva nelle sedi competenti, Conferenza Stato-Regioni, per portare il Ministero a riconsiderare gli elementi di base del Piano Assicurativo Nazionale Agricolo, i relativi calcoli per i costi delle polizze e le relative tariffe. Non possiamo consentire che a fronte di costi assicurativi esorbitanti e restituzioni tardive l’alternativa sia l’abbandono delle colture o la chiusura delle imprese".   

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