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Economia

L’export sale sui mezzi di trasporto: ruota attorno alle multinazionali in Val di Sangro

Indagine della Cna. Boom nei primi nove mesi del 2014, ok anche farmaceutico e chimica. Flettono i prodotti delle imprese locali

Corre l’export abruzzese nei primi nove mesi dell’anno, ma solo grazie ai mezzi di trasporto. A certificarlo è uno studio realizzato per la Cna abruzzese da Aldo Ronci, a detta del quale tra gennaio e settembre di quest’anno le esportazioni abruzzesi hanno registrato un incremento di 224 milioni di euro (4,4% in più sul 2013, con un valore triplo della media nazionale).

“A generare questa impennata – spiega – è stato il settore dei mezzi di trasporto,  che ruota attorno alle grandi multinazionali presenti in Val di Sangro. E’ cresciuto di 269 milioni di euro rispetto all’anno precedente, con un aumento percentuale del 15,2%, a fronte del 10,2% medio nazionale dello stesso settore. Andamento del tutto opposto per le altre aree produttive che, al contrario, hanno segnato il passo: con 45 milioni di riduzione rispetto al 2013, a tutto danno del mondo delle piccole e piccolissime imprese”.

A sorridere, con l’autotrasporto, sono anche gli articoli farmaceutici (29 milioni in più, pari al 17,2% di incremento); i prodotti chimici (+26; 17,6%);  gli articoli in gomma (26 milioni; 10,4%). Al contrario, decrementi importanti sono stati registrati dalla carta (-20 milioni; -32,8%); dalle apparecchiature elettroniche (-50; -36,7%); dell’abbigliamento (-40; -34,8%). Tra le criticità più evidenti spicca il dato negativo dell’area agro-alimentare: ma mentre il settore agricolo, nei primi nove mesi del 2014, ha segnato 9 milioni di decremento (da 48 a 39 milioni, con il 19,4% in meno), gli alimentari passano da 323 a 335 milioni di euro (3,8% in più). 

“L’andamento dell’export abruzzese - dice il direttore della Cna regionale, Graziano Di Costanzo - dimostra con nettezza che mentre i colossi industriali, che per fortuna ancora ci ritroviamo sul nostro territorio, continuano a marciare a grande velocità, il problema rimane quello dei piccoli. E’ un mondo che va sostenuto, attraverso non solo la creazione di reti e poli, che pure esistono, ma cogliendo le grandi opportunità - soprattutto per turismo e agro-alimentare  - legate a eventi straordinari, come Expo 2015. O, per un settore storico come l’abbigliamento, al rilancio del made in Italy, che resta un marchio tra i più conosciuti al mondo, che deve contenere in pieno i segni della nostra cultura, della nostra creatività e della nostra qualità”.

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