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Economia

A picco le imprese artigiane abruzzesi, Chieti registra il dato peggiore della regione

Tutte le province hanno registrato decrementi superiori alla media nazionale, 109 solo nel chietino. E l'edilizia è il settore che va peggio

Per il quinto anno consecutivo, le imprese artigiane abruzzesi continuano a diminuire, edilizia in testa, regalando alla nostra regione la quartultima poco lusinghiera piazza nazionale. A marzo, secondo uno studio realizzato per la Cna Abruzzo da Aldo Ronci sull’andamento del primo trimestre del 2018, le micro imprese hanno subito un calo di 372 unità: una flessione arrivata al quinto anno consecutivo, come spiega il curatore dell’indagine:

con un decremento percentuale dell’1,21%: valore superiore allo 0,82% italiano. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, tuttavia, va detto che questa flessione è però inferiore allo stesso periodo degli anni precedenti: lo scorso anno, ad esempio, la caduta era stata di 405 unità.

Il bollettino tracciato dallo studio di Ronci è tutt’altro che rassicurante. Tra le province, i decrementi maggiori, tutti superiori alla media nazionale, sono stati registrati a Chieti (-109), i più bassi a Pescara (-62); con L’Aquila (-103) e Teramo (-98) nel mezzo. Quanto ai settori, la crisi  dell’artigianato continua a spalmarsi in tutte le attività produttive: la flessione più consistente resta appannaggio dell’edilizia (-172), seguita dall’industria manifatturiera (-65), dalla ristorazione (-32), dai trasporti (-31), dai servizi per la persona (-12), dalle riparazioni di auto e apparecchi per la casa (-8) e dal settore dei servizi alle imprese (-2).

Il quadro fosco del settore delle costruzioni, tuttavia, pur confermando i suoi saldi negativi, manifesta timidi segnali se non altro di contenimento della caduta: perché si è passati da una flessione di 558 unità del primo trimestre del 2014 a valori via via decrescenti fino ad arrivare a 172 dei primi tre mesi del 2018. Sul piano territoriale, la crisi dell’edilizia ha colpito più duramente all’Aquila (-80), seguita da Chieti (-48) e Teramo (-37); Teramo che guida invece la graduatoria delle perdite nell’area del manifatturiero (-27), seguita dall’Aquila (-24).

In linea con gli anni recenti, la caduta dell’artigianato non trova riscontro nel resto del mondo dell’impresa: la flessione di 168 unità, in questo caso, è pari ad un terzo di quella registrata dodici mesi fa, ed è di poco superiore alla media nazionale (0,14% contro 0,09%): consegnando all’Abruzzo – a differenza dell’artigianato – un’onorevole posizione di media classifica tra le regioni italiane.

Commenta il presidente regionale della Cna, Savino Saraceni:

La crisi abruzzese è sottolineata, nonostante i numerosi annunci da parte della Regione, dalla mancanza totale di sostegno pubblico al settore, a cominciare dal credito.  Sostegno che invece ha consentito in altri territori a questo comparto di riprendersi. Se non si esce da questa condizione, se la Regione non avvia rapidamente politiche di sostegno concrete ed efficaci, da estendere all’insieme dell’economia abruzzese,  la situazione è destinata solo a peggiorare.

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