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Economia

Il decreto Rilancio rischia di svuotare l'aeroporto d'Abruzzo: la Conferenza delle Regioni chiede la modifica

La denuncia del presidente della Saga Paolini che spiega, inoltre, che non ci sono stati rimborsi per gli scali rimasti aperti durante il lockdown

Il cosiddetto decreto Rilancio rischia di desertificare i piccoli aeroporti italiani, compreso quello d'Abruzzo. Un rischio che si vuole scongiurare, tanto che oggi, in Conferenza delle Regioni, grazie all'interessamento del presidente Marco Marsilio, è approdato il tema del mancato rimborso dello Stato agli aeroporti rimasti aperti durante il lockdown, tra cui lo scalo abruzzese. 

Questa situazione è aggravata da quanto prevede l'articolo 203 del decreto Rilancio, che impone minimi contrattuali tali da risultare insostenibili per le compagnie low cost. Così, è l'allarme del presidente della Saga, Enrico Paolini, si rischia di svuotare gli aeroporti minori italiani. Oltre al Pasquale Liberi, Trieste, Bologna, Rimini, Ancona, Perugia, Pisa, Brindisi, Catania, Alghero, Bergamo Orio al Serio e Ciampino.

"Secondo quanto previsto - spiega Paolini - tutti i vettori aerei e le imprese che operano e impiegano personale sul territorio italiano e che sono assoggettate a relative concessioni e autorizzazioni, a pena di revoca delle stesse, devono applicare ai propri dipendenti con base di servizio in Italia trattamenti retributivi non inferiori a quelli minimi stabiliti dal contratto collettivo nazionale del settore, stipulato a livello nazionale. Questo, però, significa mettere in ginocchio tutti gli aeroporti minori, caratterizzati da una forte presenza di compagnie aeree low-cost, Ryanair in primis".

Nel corso della Conferenza delle Regioni, l'argomento sollevato da Marsilio ha ottenuto consenso quasi unanime da parte dei presidenti e l'impegno del presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, per chiedere un incontro urgente al ministro, al fine di cambiare l'articolo.

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