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Economia

L'Abruzzo rischia di perdere 9 mila imprese e 24 mila lavoratori entro l’anno: l'allarme di Ebter

L'indagine dell'Ente bilaterale terziario e turismo non dà risultati rassicuranti per l'economia regionale

Sono stati drammatici i primi sei mesi dell’anno del comparto terziario in Abruzzo, con quasi il 70% delle imprese di settore che dichiara un peggioramento degli affari rispetto agli ultimi mesi del 2019. Tre quarti delle imprese dichiarano un decremento dei ricavi a seguito dell’emergenza sanitaria ed economica legata al Covid-19. 

Sono i dati emersi da un’indagine effettuata, nel primo semestre 2020, dall’Ente bilaterale terziario e turismo (Ebter) Abruzzo, in collaborazione con l’agenzia Format Research. La situazione è destinata a migliorare nella seconda parte dell’anno, ma non sarà sufficiente per recuperare i livelli di fiducia persi finora.

Le imprese del commercio, i bar, i ristoranti, gli alberghi e il mondo dei servizi della regione in genere, indagine alla mano, lamentano la difficoltà di fare fronte al proprio fabbisogno finanziario. Le misure di solidarietà adottate dal Governo centrale, infatti, hanno tamponato soltanto in parte fino ad oggi l’impatto della crisi sul fronte occupazione. Due imprese su cinque sono in difficoltà a causa della crisi nel rispettare le scadenze degli oneri contributivi e fiscali e nel rispondere ai propri impegni nei confronti di fornitori o al pagamento delle bollette.

Per quanto riguarda la domanda e l’offerta di credito, il 31% delle imprese ha chiesto un fido o un finanziamento negli ultimi tre mesi. Di queste, il 60,7% ha visto accolta la domanda, mentre il 18,6% è ancora in attesa di conoscere l’esito. Durante il lockdown, 36.645 imprese abruzzesi del terziario, su un totale di 68 mila ditte censite, hanno dovuto sospendere l’attività comportando la paralisi del tessuto produttivo in Abruzzo. Non a caso, studio di Ebter Abruzzo alla mano, il solo terziario rischia di perdere nel 2020 circa 1,6 miliardi di valore aggiunto con 9 mila operatori vicini alla chiusura definitiva e con 24 mila lavoratori a rischio del posto di lavoro.

La crisi, poi, ha cambiato le modalità di lavoro, con il 22% degli operatori del terziario in Abruzzo che hanno attivato o attiveranno entro l’anno la modalità di smart working. In testa alla personale classifica delle città abruzzesi “smart” c'è Pescara, seguita a ruota da Chieti. Inoltre, si è modificato il modo di fare business: le imprese che facevano consegne a domicilio prima della crisi erano il 12,4%, oggi sono il 20,9% (+68% di incremento), mentre le imprese che facevano commercio elettronico prima della crisi erano il 7,6%, oggi sono il 12,4% (+63% di incremento).

Tra le imprese che hanno attivato l’e-commerce durante la crisi, quasi una su due continuerà a utilizzare questo canale anche al termine dell’emergenza. Il 61% delle imprese proseguirà ad utilizzare le consegne a domicilio.

“La crisi economica che ha colpito il terziario abruzzese ha evidenziato numeri poco rassicuranti e ha generato un diminuito clima di fiducia da parte delle imprese. La previsione per la seconda parte dell’anno non lascia prevedere un’inversione di tendenza ma chiaramente auspichiamo - affermano Marisa Tiberio e Bruno Di Federico, rispettivamente presidente e vice presidente di Ebter Abruzzo - di essere smentiti dagli aggiornamenti che avremo a fine settembre. Tutto dipende da come il Governo centrale utilizzerà i fondi che arriveranno dall’Europa, se questi si tramuteranno in aiuti a fondo perduto altrimenti ci saranno chiusure definitive e molte imprese cadranno, nostro malgrado, nella rete dell’usura".

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