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A Chieti un incontro sul libro-inchiesta che mette a confronto le voci dei killer di mafia con i parenti delle vittime

Appuntamento l'8 giugno, all'università, con il volume scritto dalla giornalista Angela Trentini e da teologo sistemico Maurizio Gronchi. Una riflessione sulla criminalità di cui parleranno l'arcivescovo Bruno Forte e il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Rhao

Arriva a Chieti venerdì 8 giugno il libro "La speranza oltre le sbarre", scritto dalla giornalista Rai Angela Trentini e dal teologo sistemico Maurizio Gronchi. Una riflessione sulla criminalità, di cui parleranno, tra gli altri, all'università di Chieti, l'arcivescovo Bruno Forte e il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Rhao.

I killer dei giudici Falcone, Borsellino e Livatino parlano per la prima volta in un libro-inchiesta che mette a confronto le loro voci con quelle dei parenti delle vittime. “Vuoti a perdere” il cui silenzio è un frastuono che va ascoltato, perché nessuno possa più dire “non sapevo che la mafia fosse un male”. I primi sono i “mostri” da prima pagina, i killer della mafia. Sei quelli che, dal 41 bis del carcere di Sulmona, il cosiddetto “carcere dei suicidi”, per la prima volta si raccontano alla giornalista Trentini.

In mano un registratore e un libricino di papa Francesco: è iniziata così l'inchiesta divenuta li libro che mette a confronto le voci di chi ha ucciso e di chi sconta ancora il dolore di quella perdita: i parenti delle vittime.

"Ogni forma di pietismo – sottolinea Gronchi – sarebbe soltanto inutile, senza contare che si farebbe un torto anche alle vittime delle loro azioni e il dolore delle vittime è da tenere sempre ben presente”. “Non un'inchiesta tra chi è stato ai vertici di organizzazioni criminali che hanno segnato il corso del nostro Paese – precisa la Trentini - Piuttosto il resoconto di un incontro, un vero e proprio contatto con l'Uomo-Criminale: lo si guarda in faccia e si ascoltano le sue parole, lo si aiuta a riconoscere la sua coscienza ma senza idealizzare, senza sottintendere alcuna indulgenza”.

Allora perché dargli voce? Perché, come ricorda Nando dalla Chiesa, si faccia proprio il monito dell'attuale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ai funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa affermò: “la mafia vuole il silenzio, la mafia uccide anche grazie al silenzio”. 

Il silenzio di vite in qualche modo “segnate”, come quella di Domenico Ganci, figlio del boss Raffaele Ganci, che proprio degli omicidi di Falcone e Borsellino fu uno dei mandanti che senza cercare comprensione si racconta come un uomo convinto delle scelte fatte perché le uniche scelte possibili: “giudico la mia coscienza 'pulita' – afferma – perché ho inseguito tutto ciò che ho visto fare dai miei genitori. Ciò che per loro era giusto lo era e lo è ancora per me”. Una sorta di percorso obbligato da una storia già scritta che deve poter essere invece riscritta per quei ragazzi che non sembrano avere altra via d'uscita.

Tra le testimonianze raccolte dalla Trentini anche quelle di due degli assassini del giovanissimo Rosario Livatino, freddato mentre andava a lavoro il 21 settembre del 1990 e per cui è oggi in corso il processo di beatificazione. All'epoca 38enne, il “giudice ragazzino” privo di scorta perché non voleva mettere in pericolo la vita di padri di famiglia, rivive anche attraverso le voci di chi, per lui, non ebbe alcuna pietà. Accade con Domenico Pace e la lettera olografa scritta a papa Francesco e consegnata ad Angela Trentini “per raccontare chi ero e chi penso di essere oggi”; anche anche con Gaetano Puzzangaro, “a Musca”, esecutore materiale del brutale assassino che racconta le sue “sciagure scelte” affermando di avere “il dovere morale di espormi come esempio fallimentare per tutti quei giovani che pensano di trovare nella criminalità organizzata eroismo, successo, soldi facili, rispetto”. Non un libro sull'indulgenza, ma sulla conoscenza degli uomini e dei fenomeni che li hanno resi “mostri” da prima pagina. Parafrasando Primo Levi “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.

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