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Economia

La provincia di Chieti si spopola: Ortona e Lanciano perdono più abitanti

L’Abruzzo perde 28.169 abitanti. Lo studio redatto da Aldo Ronci sull'andamento demografico negli ultimi 6 anni. Si spopola la parte montana, in provincia di Chieti crescono Francavilla e San Giovanni Teatino

Il bilancio demografico dell’Abruzzo negli ultimi 6 anni (dal 2014 al 2019) segna una accentuata fase di spopolamento nelle province di Chieti e dell’Aquila. È quanto emerge dallo studio redatto da Aldo Ronci: in sei anni l’Abruzzo ha perso 28.169 abitanti, segnando per il sesto anno consecutivo  un declino demografico (2,11%) pari a due volte e mezzo la media nazionale( 0,89%).  

Nello specifico, tra il 31 dicembre 2013 e il 31 dicembre 2019 si registrano forti decrementi nelle province di Chieti (-10.545) e dell’ Aquila (-10.210), meno consistenti in quelle di Teramo (-3.691) e di Pescara (-3.723).

In valori percentuali la popolazione decresce di più all’Aquila (-3,33%) e a Chieti (-2,68%), meno a Teramo (-1,19%) e a Pescara (-1,15%).

Le variazioni percentuali della popolazione negli ultimi 6 anni mostrano che il 33% delle popolazione è in crescita ed è localizzato soprattutto sulla fascia costiera teramana, nei comuni dell’area metropolitana Chieti-Pescara, in pochi comuni della fascia costiera teatina, dell’Alto Sangro e della Marsica; il 7% della popolazione è in lieve decrescita ed è distribuita sul territorio regionale a macchia di leopardo.

Lo studio redatto da Aldo Ronci evidenzia anche la presenza di un consistente spopolamento nei comuni non montani.

Tra i comuni abruzzesi la maglia nera per perdita di abitanti è assegnata a Sulmona con 1.643 unità in meno, seguono Ortona con -1.049 8-4,40%), Lanciano con -822, Penne con -565 e Civitella del Tronto con -496: i primi 3 comuni che perdono abitanti sono tutti non montani.

Tra gli altri comuni in spopolamento della provincia di Chieti spiccano Filetto (-12,05%), Canosa Sannita (-8,86%), Frisa (-7,47%), Casalbordino (-7,36), Villamagna (-6.65%).

Invece tra i comuni abruzzesi la maglia rosa per crescita di abitanti la conquista Montesilvano con 1.533 unità in più, seguono Francavilla con +953, San Giovanni Teatino con +773, Vasto con +749 e Roseto con +627.

Come si legge nel report allegato ai dati, “Alla luce dei dati esposti e delle tendenze in atto  non è azzardato prevedere che, in assenza di politiche specifiche,nel futuro prossimo si dovrà registrare un peggioramento del calo demografico”. E ancora: “Se si vogliono evitare provvedimenti occasionali legati alla funesta logica particolaristica praticata da decenni senza risultati apprezzabili, non resta che adottare una metodologia programmatoria che elabori un progetto che attivi uno sviluppo regionale armonico".

Allo stato attuale la Regione ha l’opportunità di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana (Aree Urbane Funzionali): la Commissione europea ha infatti invitato ciascun paese membro a dotarsi di una “Agenda Urbana”  che permetta ai territori urbani di essere direttamente coinvolti nell'elaborazione delle strategie di sviluppo.  Il Fesr (Fondo europeo dello sviluppo regionale) prevede che almeno il 5% delle risorse assegnate a livello nazionale debba essere destinato ad “Azioni Integrate per lo Sviluppo Urbano Sostenibile” delegate alle città di riferimento.

L’ Abruzzo nel piano operativo regionale ha individuato come sistema urbano cui destinare queste risorse le sole quattro città capoluogo Chieti, l’Aquila, Pescara e Teramo, mentre la realizzazione dell’Agenda Urbana Abruzzese, secondo uno studio del Dipartimento di Architettura dell’università “G. D’Annunzio” coordinato dal prof. Roberto Mascarucci, prevede la suddivisione del territorio regionale in 7 Aree Urbane Funzionali che fanno riferimento alle città medie di Pescara-Chieti, Teramo, L’Aquila, Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto.

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“Le sette aree urbane funzionali – commenta Aldo Ronci - rappresentano la struttura policentrica del territorio abruzzese ed è frutto di uno studio riportato in 3 volumi nei quali si dimostra in maniera inoppugnabile che la ripartizione ottimale del territorio abruzzese è proprio quella delle 7 aree. L’eventuale individuazione  tornerebbe a mettere le aree della regione, comprese quelle interne, al centro dell’interesse e dell’attenzione della politica regionale”.
 

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