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Cronaca

Vittoria del Wwf: il Mare Adriatico è un bene comune

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ChietiToday

I petrolieri stiano tranquilli: nel mare Adriatico avranno un  identico trattamento nelle acque italiane e in quelle della Croazia. Non ci saranno norme restrittive da una parte e deregulation dall’altra, ma una identica attenzione alla salvaguardia dell’ambiente e agli interessi economici eco-compatibili delle tante categorie che vogliono vivere il mare senza sottostare alla costante minaccia di potenziale inquinamento. La novità, ufficiale, è che sulle 10 zone (1 in Alto Adriatico e 9 nel Medio e Basso Adriatico) individuate dal Governo croato per la ricerca e lo sfruttamento di idrocarburi offshore si farà una Valutazione Ambientale Strategica (VAS) transfrontaliera italo-croata! Per il WWF, che ha avuto modo di visionare la lettera arrivata dal Ministero dell’Ambiente croato a quello italiano, è una vittoria.

“È  stato compiuto – afferma il consigliere nazionale Dante Caserta - un passo importante per la tutela del Mare Adriatico, alla luce anche delle tante battaglie condotte a livello locale dal WWF Abruzzo. I confini e le competenze dei singoli Stati  possono e devono essere superati positivamente quando si tratta della tutela degli ecosistemi marini e costieri”.

Un risultato a lungamente perseguito: nel rispetto di quanto stabilito dall’articolo 7 della Direttiva comunitaria sulla VAS transfrontaliera, il WWF aveva avanzato già dall’8 gennaio scorso e ribadito in una lettera del 3 febbraio la richiesta di attivazione da parte del Ministero dell’Ambiente, che ha risposto assumendo le conseguenti iniziative istituzionali.

“Come avevamo ribadito in  tante occasioni – sottolinea il delegato regionale Luciano Di Tizio - il WWF ha pienamente rispettato il proprio ruolo di associazione mondiale, non limitandosi alla tutela dell’ambiente sotto casa, ma agendo a livello globale, in questo caso per la tutela dell’intero bacino dell’Adriatico che verrebbe sottoposto dalla presenza di ulteriori pozzi a un grave rischio inquinamento sia per le attività di routine che, a maggior ragione, in caso di incidente”.

Il WWF ha sollecitato il Ministro dell’Ambiente a compiere un passo formale pure nei confronti del Ministero dello Sviluppo Economico per fare chiarezza sulla piena e corretta applicazione della procedura VAS alla pianificazione delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi in Italia, chiudendo la strada a interpretazioni scorrette alla luce del decreto così detto Sblocca Italia. È stata ad esempio richiamata l’attenzione del Ministero dell’Ambiente sull’escamotage dei “progetti sperimentali di coltivazione” nell’Alto Adriatico, teso a superare il divieto alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione istituito nel 1991 a tutela di un’area ad alto rischio di subsidenza. Gli interessi economici non devono mai prevalere sull’esigenza di proteggere l’ambiente, tutelato rigorosamente anche dalla recente Direttiva 2013/30/E “Offshore” e dal Protocollo “Offhsore” della Convenzione di Barcellona.

 “Non dimentichiamo – conclude Di Tizio - che l’art. 38 del decreto Sblocca Italia, grazie all’azione delle associazioni ambientaliste, è stato impugnato di fronte alla Corte Costituzionale da ben sette Regioni. Oltre all’Abruzzo lo hanno fatto Calabria, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto. Una rivolta generalizzata che dimostra come gli enti locali più vicini al territorio abbiano ben chiaro l’interesse a tutelare ambiente e qualità della vita dei cittadini piuttosto che gli interessi dei petrolieri”.

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