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Cronaca

Assunto a tempo indeterminato ma non viene più pagato, teatino vince il ricorso

L'azienda costretto a risarcirlo per 'comportamento discriminatorio': dal contratto a tempo pieno e indeterminato il lavoratore negli anni si è visto ridurre l'orario e lo stipendio senza alcuna modificazione del rapporto di lavoro

Il contratto a tempo indeterminato e full time per un società di facchinaggio. Sette anni dopo, complice la crisi e la conseguente mancanza di appalti, la riduzione dell’orario di lavoro e dello stipendio, senza alcuna modificazione del rapporto di lavoro. Una vicenda che inizia nel 2001, si inerpica nel 2008 e si conclude nel 2012 con il licenziamento ‘per giusta causa’.

Oggi però il giudice del lavoro del Tribunale di Chieti, Ilaria Prozzo, ha accolto il ricorso di un giovane del posto, Alessandro Marino, nei confronti della società cooperativa Adriatica Cislat di Chieti.

Nella sentenza il giudice evidenzia il trattamento discriminatorio operato dalla società in questione nei confronti di Marino (la riduzione dell’orario di lavoro) e non disposto invece verso altri lavoratori assunti, condannando la stessa al pagamento del risarcimento pari a 20.369,63 euro lordi. Somma pari alla differenza tra la retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito lavorando 158 ore mensili (come previsto dal ccnl trasporto e spedizioni merci) e quella effettivamente corrisposta.

“La crisi cui è andata incontro la società – si legge nella sentenza – non rende legittima la sospensione, seppur parziale, dell’attività lavorativa del ricorrente”. Nei fatti Marino, che continuava ad avere un contratto a tempo indeterminato, nel 2008 si è praticamente visto ridotto il suo monte ore mensile a zero. Nella sentenza il giudice ha anche riconosciuto l'assenza di rotazione per il lavoratore durante la cassa integrazione in deroga, nel 2009.

Marino, che è stato difeso dall'avvocato Pagliaro, ci ha inoltrato la sentenza a suo favore per dimostrare che "quando ci sono comportamenti discriminatori è opportuno sempre agire per vie legali. Non importa quanto si è giovani, inesperti o minacciati".

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