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Cronaca

Scontri a Roma: Di Gregorio denuncia il clima di tensione

Il capogruppo della Federazione della Sinistra denuncia il clima da 'caccia alle streghe' venutosi a creare a Chieti con l'arresto del giovane studente per gli accadimenti del 15 ottobre. Lo striscione scomparso all'università

Il nome di Leonardo Vecchiolla, il giovane studente di Psicologia arrestato per l’assalto al blindato dei Carabinieri a Roma il 15 ottobre, è stato accostato da alcuni giornali locali alla Federazione della Sinistra. Un gesto che, secondo Riccardo Di Gregorio, capogruppo della Federazione in Consiglio Comunale, equivale a criminalizzare il partito.

Il consigliere non ci sta e reagisce con fermezza agli eventi degli ultimi giorni. A chi aveva accostato Chucky (questo il soprannome del giovane campano) alla sinistra teatina, spiega: “E’ vero, abbiamo stretto amicizia su Facebook, ma questo non vuol dire che sia successo dopo l’arresto, sarebbe impossibile. Conosco Leonardo superficialmente, come conosco molti altri studenti della D’Annunzio che negli ultimi anni hanno partecipato pacificamente alle nostre manifestazioni”.

“Negli ultimi giorni – continua – in città c’è un clima di tensione ingiustificato. Non sono un avvocato, ma so che non ci sono prove certe per tenere in carcere un ragazzo di 23 anni senza la certezza che abbia compiuto un reato”. Leonardo Vecchiolla, infatti, al contrario degli altri nove arrestati a Roma, non compare nei video o nelle fotografie a disposizione dei magistrati.

Secondo gli inquirenti, però, la prova della sua colpevolezza sta nelle parole pronunciate al telefono con un amico durante gli scontri dello scorso 15 ottobre. “Hai visto cosa ho combinato?”, ha detto. Abbastanza, secondo il gip Paolo Di Geronimo, per restare in carcere con le accuse di tentato omicidio, devastazione e resistenza a pubblico ufficiale. Per Di Gregorio invece un’intercettazione telefonica del genere non è una prova sufficiente: “Magari ha ingigantito un fatto per vantarsi con l’amico. Vecchiolla era nel corteo degli studenti della Sapienza: quando sono arrivati a San Giovanni gli episodi più violenti c’erano già stati”.

Il consigliere comunale ritiene che il clima da caccia alle streghe in città danneggi anche la tranquillità dell’università D’Annunzio e dei suoi iscritti: “Alcuni giovani mi hanno riferito – precisa – che il pomeriggio dell’arresto di Leonardo ci sarebbero state perquisizioni anche in casa di altri studenti a Chieti Scalo. Questa strategia della tensione non può che creare problemi”.

E proprio alla D’Annunzio nei giorni scorsi è comparso uno striscione con la scritta «Chucky libero». Non l’iniziativa di qualche gruppo studentesco come si pensava inizialmente, ma la speranza spontanea di amici e compagni di studio di Leonardo Vecchiolla. Oggi, però, lo striscione non c’è più. Non è ancora chiaro se siano stati i vertici dell’università a volerlo rimuovere, o se invece qualche studente abbia voluto così esprimere il suo dissenso contro il presunto black-bloc.
 

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