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Cronaca

Rinviata l'autopsia sul corpo di Fausto Di Marco, gli ultimi minuti ricostruiti da una super testimone

Emergono nuovi particolari sulla nottata di sabato. Li ha raccontati ai carabinieri una donna di 30 anni, amica del giovane arrestato, con cui la vittima avrebbe tentato un approccio all'uscita del circolo

L'autopsia per cercare di fare chiarezza sull'omicidio di via Pescara è stata rinviata: si terra probabilmente fra un paio di giorni. A questo punto, slitta ulteriormente la data dei funerali di Fausto Di Marco. Ma soltanto l'esame approfondito del medico legale potrà contribuire a far chiarezza suq uanto accaduto alle 4 di sabato notte. 

Intanto, l'agenzia Ansa diffonde ulteriori indiscrezioni sulla dinamica delle rapidissime indagini con cui polizia e carabinieri, congiuntamente, sono arrivati, a circa 12 ore dal fatto, al fermo del principale sospettato, il 24enne Emanuele Cipressi, attualmente detenuto nel carcere di Madonna del Freddo. 

Sarebbe stata un'amica del giovane, una donna di 30 anni, che vive a Chieti, a far individuare il presunto responsabile della morte del musicista. Quando, domenica mattina, ha saputo che Di Marco era morto, si è presentata spontaneamente dai carabinieri della compagnia di Chieti, diretti dal maggiore Federico Fazio, raccontando quel che era accaduto qualche ora prima. 

La donna ha trascorso la serata al circolo Tre assi insieme a Cipressi. Poi, secondo la sua testimonianza, intorno alle 4, all'esterno del locale di via Colle dell'Ara, Di Marco, ubriaco, avrebbe tentato un approccio pesante che lei avrebbe respinto. A quel punto, sempre secondo il racconto della donna, l'uomo le avrebbe lanciato un bicchiere, che però sarebbe finito addosso a Cipressi. A quel punto fra i due uomini sarebbe scattata una discussione accesa, degenerata in una colluttazione, mentre il più giovane teneva in mano una bottiglia di birra. I due sarebbero finiti a terra fino a che, quando Cipressi si è rialzato, l'altro ha tentato di rimettersi in piedi, pur perdendo già molto sangue

L'ipotesi più probabile è che sia stato colpito da un coccio della bottiglia, che gli avrebbe reciso la carotide. La donna, di fronte a quella scena, è tornata a casa, senza immaginare l'epilogo tragico di quella scazzottata. Soltanto la mattina dopo, al risveglio, ha appreso quanto fosse successo e ha deciso di andare a raccontare la verità ai carabinieri. 

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