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Cronaca

Si brinda guardandosi negli occhi e non dimenticate il digestivo: cosa fare per rendere felice un teatino a cena

Il giornale del cibo ha stilato divertenti regole auree da seguire fedelmente per invitare a cena una persona nata a Chieti. Dal peperoncino alla carne di pecora, ecco cosa non dimenticare

Prima regola per render felice un commensale teatino? Non chiamarlo “chietino”! Parola della testata online Il giornale del cibo, che in un divertente articolo firmato da Giovanni Angelucci ha stilato una guida originalissima sulle 5 cose da tenere bene a mente per invitare a cena un teatino, solleticargli il palato e farlo alzare da tavola felice e pasciuto.

Prima di stilare il menù, è bene tenere a mente una doverosa precisazione: “Un teatino è verace, è passionale, anche quando mangia e potendolo fare con le mani sarà certamente lieto di sporcarsi”. Insomma, niente porzioni da dieta ipocalorica o piatti tristi, per appagare la pancia bisogna esagerare, o quasi. 

Si inizia dalla regola aurea di ogni abruzzese - e teatino - che si rispetti: il brindisi va fatto guardandosi negli occhi. Non importa se si scelga un buon bicchiere di Montepulciano, ovviamente particolarmente gradito, o un bianco frizzantino: quando i calici tintinnano, non bisogna abbassare lo sguardo, ma sorridere e fissare l’altro. 

Non bisogna lesinare sulla carne, particolarmente apprezzata quella ovina, o sul peperoncino, che regala un pizzico di sapore in più ad ogni piatto. Per non sbagliare e conquistare definitivamente palato - o cuore - del discendente di Achille, meglio inserire nel menù della serata un piatto tipico abruzzese, purché cucinato come tradizione impone: dalle pallotte cac’ e ov’ come antipasto alle neole per dessert. 

La cena è finita, ma è bene non cadere in un errore che può rivelarsi fatale: il teatino non può alzarsi da tavola senza assaporare come digestivo un liquore fatto in casa dalle sapienti mani della tradizione.

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