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Cronaca Ortona

Rapina al portavalori di Ortona, svolta nelle indagini: un arresto

Una persona è stata arrestata dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Chieti. La rapina al portavalori della società di vigilanza "Aquila" avvenne a Ortona il 7 novembre 2011

Ci sono voluti due anni di indagini difficili e minuziose, ma uno dei responsabili dell’assalto al portavalori del 7 novembre di due anni fa è stato rintracciato e arrestato questa mattina (mercoledì 16 ottobre) all'alba nella sua abitazione di Modugno (Bari) dai carabinieri del nucleo investigativo di Chieti, coordinati dal capitano Emanuele Mazzotta, e gli uomini del comando provinciale di Bari. Si tratta di M.L., 51 anni, operaio.

L’arresto è scattato su ordinanza del gip Paolo Di Geronimo su richiesta della sostituto procuratore Marika Ponziani. Il bottino della rapina non è stato trovato, ma i militari hanno osservato che il tenore di vita dell’operaio è più alto di quello consentito dai suoi introiti. L’operazione è stata chiamata Avast, dal nome dell’antivirus per pc, che richiama anche il termine barese e abruzzese per dire “basta”.

Le indagini sono partite dagli unici elementi utili: l’autocarro Fiat Iveco 190, usato per tamponare il portavalori della società di vigilanza Aquila; i bossoli sparati per bloccare la reazione delle guardie giurate e i due suv usati per fermare gli altri automobilisti. Tutti i mezzi sono risultati rubati nel tarantino qualche mese prima della rapina.

Ortona, assalto al portavalori

La sera del 7 novembre il commando di almeno 7 persone agì armato di fucili e kalashnikov. Un colpo studiato nei dettagli, eseguito da professionisti. M.L., qualche piccolo precedente penale, era alla guida dell’autocarro: gli investigatori lo hanno riconosciuto confrontando le immagini delle varie telecamere di sorveglianza.

Il bottino fu di 2 milioni e 400 mila euro e i malviventi portarono via anche le pistole di 2 delle 3 guardie giurate, che erano state fatte scendere dal mezzo sotto la minaccia delle armi. Rimasero sul furgone, all’altezza della rotonda di via della Libertà, a 300 metri dal caveau, 650mila euro in contanti. 

L'unico indagato è rinchiuso nel carcere di Bari a disposizione dei magistrati teatini. Le indagini continuano per risalire anche agli altri responsabili.

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