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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Chieti Scalo

Call center della prostituzione gestito da cinesi a Chieti Scalo: arrestati in tre

Sono accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di giovani connazionali. Le prostitute negli appartamenti non potevano neanche decidere quando andare a dormire o a comprare da mangiare

Tre cinesi sono stati arrestati ieri sera dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Pescara con le accuse di favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione di giovani connazionali. Nei guai sono finiti una donna di 49 anni e un uomo di 52, entrambi cinesi e che vivevano a Chieti Scalo, e un altro cinese di 60 anni, dimorante a Modena.

Gli incontri pubblicizzati su internet

Dopo cinque mesi di investigazioni i carabinieri sono riusciti a documentare dettagliatamente il giro d'affari dei tre cinesi. I primi due reperivano appartamenti in varie località di Pescara, San Benedetto del Tronto, San Salvo e Sulmona, anche con l'aiuto di terze persone compiacenti che si prestavano a diventare intestatari fittizi dei contratti, mentre gli appartamenti venivano poi occupati da giovani donne per prostituirsi. Gli incontri venivano pubblicizzati su vari siti internet e le telefonate venivano 'smistate' da una sorta di call center gestito proprio dai due cinesi di Chieti Scalo, che subito dopo, su un'altra utenza telefonica dedicata, contattavano la prostituta presente nel luogo di interesse per avvertirla della prestazione sessuale da svolgere di lì a breve e fornendole indicazioni sui prezzi da praticare.

I cinesi tenevano così il conto degli introiti da dividere al 50% con ciascuna ragazza, somma dalla quale venivano decurtate le spese affrontate per ogni prostituta a titolo di alimenti, farmaci e il resto che era necessario per loro, abitualmente forniti in occasione delle visite programmate per la riscossione di quanto guadagnato.

L'altro cinese, arrestato a Modena con l'accusa di favoreggiamento aggravato della prostituzione, è risultato dal 2015 al 2019 locatario di ben 21 immobili in vari Comuni del centro-nord Italia, nonché amministratore di due società e titolare di un'impresa individuale relativa al settore dei massaggi. 

I soldi finivano in Cina

Al termine delle prestazioni sessuali, le donne avevano l'obbligo di chiamare i gestori per confermare di averla eseguita, dichiarando il quantum ricevuto dal cliente e quindi per poterne ricevere subito dopo un altro.

Le prostitute negli appartamenti non avevano autonomia né di tempo né logistica: per andare a dormire, uscire per problemi di salute, effettuare ricariche telefoniche o comprare generi alimentari erano obbligate a chiedere l'autorizzazione agli accusati. Le donne non avevano autonomia nemmeno di gestire le proprie prestazioni sessuali, tipologicamente individuate in base al prezzo, e lavoravano per l'intero arco della giornata, astenendosi per lo più dalle ore 1- 2 di notte alle 7 del mattino.

Parte del denaro che i gestori incassavano veniva inviato in Cina in occasione di viaggi di loro parenti o conoscenti, ai quali affidavano anche costosi Rolex e gioielli che acquistavano. Un giro d'affari molto cospicuo. I tre arrestati sono finiti rispettivamente presso le case circondariali di Chieti, Pescara e Modena.

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