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Cronaca

Piano di gestione del lupo, i dubbi del presidente del Parco Majella sull'abbattimento

Il nuovo piano di gestione del lupo giovedì sarà al centro della votazione definitiva in seno alla Conferenza Stato-Regioni

“No ad interventi spot, meglio aprirsi a soluzioni progressive adattate ai territori”. Lo dice il presidente del Parco Nazionale della Majella, Franco Iezzi, intervenendo sul nuovo piano di gestione del lupo.

Domani, 2 febbraio, l'argomento sarà all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni, tra il ministero dell’Ambiente e i rappresentanti delle giunte regionali, il nuovo piano per la conservazione e gestione del lupo in Italia che per la prima volta prevede la possibilità di consentirne l’abbattimento legale.

Opzione che desta perplessità anche nel presidente del Parco.  "Si parla di un abbattimento del 5% massimo della popolazione totale presente in Italia - spiega - per la quale il margine considerato varia dai 1007 ai 2472 esemplari. Considerando la stima minima, quindi, il lupi abbattuti potrebbero essere 50 e solo su richiesta da parte dei comuni che otterranno le cosiddette deroghe nel rispetto di alcune condizioni. Detto così sembrerebbe accettabile, ma c’è da chiedersi quale utilità avrà sulle attività zootecniche tale percentuale di abbattimento se non quella di rischiare di destrutturare le gerarchie del branco e aumentare il numero di lupi solitari i quali, in primis, potrebbero danneggiare gli allevamenti.

E’ chiaro che parlare di un piano gestione del lupo senza conoscere dettagliatamente il numero di esemplari (il cui margine stimato è davvero troppo ampio), la natalità e la mortalità, diventa un’illusione soprattutto quando si parla di una tra le specie più protette in Unione Europea. Tra l’altro, sempre secondo la bozza del piano di gestione il bracconaggio rappresenta la prima causa di morte del lupo stimata al 15-20% e, a riguardo, invece, sarebbe il caso di rafforzare gli organi di sorveglianza piuttosto che indebolirli".

Un altro problema da non sottovalutare è quello dell’ibridazione con i cani randagi. "La gestione del lupo richiede conoscenza del predatore, dei territori, delle aziende zootecniche e della loro vulnerabilità. In esempi di gestione come quello del Parco Nazionale della Majella si sono ottenuti, negli anni, ottimi risultati. Gli animali domestici sono presenti nella dieta del lupo per non oltre il 5%, gli indennizzi e i sistemi di prevenzione sono costantemente erogati e le modalità di coesistenza, come l’iniziativa di restituzione della pecora predata, gli incentivi ai miglioramenti sanitari degli animali al pascolo, la promozione dell’allevamento del cane da pastore abruzzese, sono da anni portati avanti in piena collaborazione con gli allevatori. Servono soluzioni progressive e adattate ai territori - conclude Iezzi -  più che interventi spot e tecnicamente non risolutivi".

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