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Cronaca

Caso Pellegrini, "Senza cure rischia di tornare in carcere"

Forse trasferimento in un'altra regione. In Abruzzo la legge che consente l'uso di cannabinoidi a scopo terapeutico approvata nel 2014 ma non applicata

E’ uscito dal carcere dove ha trascorso due mesi per aver coltivato piante di cannabis per curarsi e da martedì è agli arresti domiciliari ma il teatino Fabrizio Pellegrini, malato di fibromialgia, non può ancora curarsi.  “Per farlo – spiega il suo legale, l'avvocato Vincenzo Di Nanna - dovrebbe violare le prescrizioni e questo comporterebbe il ritorno in carcere". 

L’avvocato Di Nanna, segretario di Amnistia Giustizia e Libertà Abruzzi, assieme al segreterio nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo, ha parlato in conferenza stampa della mancata attuazione della legge regionale che consente l'uso di cannabinoidi a scopo terapeutico e la conseguente impossibilità, nei casi come quello di Fabrizio Pellegrini, di accedere ai farmaci.

“Il caso Pellegrini non fa che confermare un quadro che denunciamo da tempo: in Abruzzo è negato l'accesso ai farmaci a base di cannabinoidi perché, come segnalato da tutti gli esperti in materia, il paradosso è che nonostante questa proposta di legge, di cui io sono stato proponente, sia stata approvata a gennaio del 2014 quando peraltro c'era una giunta di centrodestra, la giunta D'Alfonso non ha fatto nulla per applicarla” dichiara Acerbo. 

Secondo la legge la Regione sarebbe tenuta a erogare il farmaco presso le Asl attraverso apposite procedure. “Cosa che per le nostre Asl rappresenterebbe un risparmio – aggiunge Acerbo - perché se la giunta si fosse mossa per tempo entro la fine dell'anno saremmo in grado di essere produttori, con un enorme sgravo per il servizio sanitario nazionale. La Regione avrebbe dovuto già da due anni erogare ai pazienti gratuitamente farmaci a base di cannabinoidi importandoli e nel frattempo provvedere per la produzione in loco. Invece la legge che prevede la possibilità di coltivare la cannabis a scopo terapeutico è rimasta inattuata e, oltre agli evidenti danni all'erario, ci troviamo in una situazione in cui Fabrizio Pellegrini, ad oggi, è privo di cure, perché è in detenzione domiciliare e per avere la cura necessaria dovrebbe violare le prescrizioni, e questo comporterebbe il ritorno in carcere, oppure trasferirsi”.

A questo proposito si sta valutando la possibilità del trasferimento del 47enne teatino in un’altra regione in cui possa ricevere le cure necessarie.
 

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