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Cronaca

Ospedale, l'appello del comitato cittadino alla classe politica e amministrativa per un impegno comune

Il Comitato chiede un impegno comune della classe politica e amministrativa del Chietino in favore del DEA di secondo livello condiviso: “Occorre una presa di posizione chiara e unitaria a tutela del territorio”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ChietiToday

La situazione che si è venuta a determinare per la scelta del DEA di secondo livello richiede necessariamente che il Comitato cittadino per la salvaguardia e il rilancio di Chieti faccia sentire ancora una volta la propria voce.

Il parere “non favorevole”, per presunte carenze, espresso dal direttore generale della programmazione sanitaria presso il Ministero della Salute, Andrea Urbani, sulla delibera 271/2017  della Regione Abruzzo che prevede il Dea di secondo livello condiviso tra Chieti e Pescara, la ribadita sicurezza manifestata dall’assessore Silvio Paolucci sulla correttezza del provvedimento e le conseguenti polemiche alimentate dai contrapposti schieramenti politici impongono che si faccia totale chiarezza sulla vicenda. Fermo restando, tenuto conto anche dell’autonomia nelle scelte sanitarie riconosciuta alle Regioni dal titolo V della Costituzione, che Chieti e il suo territorio non potranno mai accettare che la loro offerta in questo fondamentale settore venga ulteriormente depotenziata con il riconoscimento del Dea di secondo livello unicamente in favore del nosocomio pescarese.

Si chiede pertanto che finalmente, fatte tutte le verifiche del caso, da parte della classe politica della città e della sua provincia giunga una presa di posizione unanime che prescinda da ogni logica di polemica partitica. Non si mette in discussione il diritto di ciascun attore a valorizzare la propria posizione, confrontata con quelli degli avversari politici, ma ci sono momenti nei quali gli interessi della collettività che si è stati chiamati a rappresentare vanno ben oltre quel diritto. 
È necessario che venga anche dal Chietino, e prima degli altri dai suoi rappresentanti istituzionali di ogni livello, una inequivocabile presa di posizione forte e chiara, al pari di quelle giunte da altri territori. Non a livello individuale con posizioni nelle quali la polemica partitica prevale sugli interessi del territorio – come è già accaduto e sta accadendo – ma con una posizione univoca e forte che finora non c’è stata. Una carenza inaccettabile anche alla luce delle sottrazioni del passato (perdite di specializzazioni, chirurgie, posti letto) consumatesi nell’assoluta colpevole inerzia dei “poteri” locali. Sottrazioni che, almeno in parte, devono essere sanate per ristabilire una situazione di equilibrio tra i due plessi ospedalieri.

Non sta certo al Comitato ricordare che, presi isolatamente i due nosocomi non hanno i requisiti richiesti dalla legge per ottenere il riconoscimento, né è pensabile che a Chieti possa essere sottratta anche l’eccellenza della Cardiochirurgia così come non ha senso cercare di forzare l’interpretazione dei numeri per piegarli ai propri desideri (vedi voce “pronto soccorso”) o far finta che l’ospedale di Pescara non abbia le proprie carenze, a cominciare dall’assenza di un eliporto. 
La scelta della Regione di un DEA di secondo livello condiviso tra il capoluogo teatino e quello pescarese, cosa che peraltro è anche nel pensiero delle principali forze di opposizione, è saggia ed è l’unica realisticamente possibile, sempre tenendo conto della necessità dei dovuti riequilibri per quanto riguarda le Unità Operative Complesse. Scelta che va sostenuta con il pieno coinvolgimento anche dell’Università. Citiamo in proposito quanto il Rettore Sergio Caputi ebbe a dichiarare nel settembre scorso in una intervista pubblicata su “Il Messaggero”: «Bisogna prendere esempio dalle regioni che hanno realizzato un’area vasta e riconoscere il secondo livello ai reparti di eccellenza e non ad un’unica struttura: in questo modo faremo il bene del paziente (…). Io non metterei in concorrenza due ospedali così vicini ma facendo un’area vasta che include entrambe le ASL vengono individuate le eccellenze di ogni Azienda Sanitaria».


Il Comitato condivide le dichiarazioni del Rettore e precisa che la propria posizione non è assolutamente di sconsiderata difesa del proprio campanile ma ripropone quella unità di intenti che negli anni ’60 del secolo scorso, grazie a previdenti amministratori allora al vertice nelle due città vicine, consentì importanti risultati (Università, area industriale, collegamento autostradale con Roma) a vantaggio dell’intero Abruzzo. In tal senso ci sembra giusto rivolgere anche un appello a quei politici che a Pescara stanno rivendicando, in maniera immotivata e francamente inaccettabile, il DEA unicamente nel centro adriatico: il futuro di questo territorio passa necessariamente per una collaborazione e una programmazione condivisa tra Chieti e Pescara e i rispettivi hinterland nel rispetto delle specificità e delle vocazioni di ciascuna delle attuali unità amministrative coinvolte, con la costruzione di un’area vasta che potrà funzionare soltanto se multicentrica.

Il Comitato ha svolto la sua parte: 
-nel giugno scorso ha presentato un appello al Consiglio comunale invocando una unitarietà che non c’è stata sulla individuazione della sede del DEA; 
-più recentemente, rappresentato dal coordinatore, è stato sentito in conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale ai quali ha ribadito il sì a una soluzione condivisa com’è nello spirito della determina del governo abruzzese; 
-è inoltre in attesa dell’appuntamento per un incontro, ufficialmente richiesto, con il Presidente della Regione e l’Assessore alla Sanità. 

Un attivismo che, al pari di quello di altri Comitati, deve servire di esempio per la cittadinanza tutta e la sua rappresentanza.Adesso, anche attraverso il coinvolgimento degli operatori sanitari e dell’Università, tocca alle istituzioni teatine fare la loro parte, individuando modi e tempi per portare la voce del territorio anche a livello ministeriale per una soluzione che, lo affermiamo con forza ancora una volta, non è di campanile ma persegue l’obiettivo di corrispondere al vero interesse della collettività abruzzese, che è quello della scelta più idonea per assicurare la migliore tutela della salute. 
Se anche questo appello dovesse rimanere disatteso, ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità di fronte ai cittadini che sarebbero traditi nelle loro legittime aspettative.
 

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