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Cronaca

Orso morto sulla A24: dalla d'Annunzio uno studio per "disinnescare il panico"

Realizzato dal Polo analisi delle reti nel Laboratorio coordinato dal professor Ezio Sciarra, lo studio parte da quello che accade quando nelle reti web si perde 'la connessione', per arrivare a capire il fenomeno degli spostamenti degli animali

Mentre il Pnalm pensa alla realizzazione di sovrappassi e sottopassi stradali per tutelare l'orso marsicano dal rischio di estinzione, dall'analisi dei meccanismi del web  arriva lo strumento per capire lo spostamento degli orsi e 'disinnescare' il panico tra le gente.

Lo studio, realizzato dal Polo analisi delle reti nato all'interno del Laboratorio di intervento sociale, coordinato dal professor Ezio Sciarra del Dipartimento di Lettere, arti e scienze Sociali dell'Università G. D'Annunzio Chieti-Pescara, parte  da quello che accade quando nelle reti web si perde 'la connessione', per arrivare a capire il fenomeno degli spostamenti degli animali e in particolare degli orsi.

Nato da anni di esperienza sull'analisi degli spostamenti, questo studio si sta concretizzando in seguito all'incidente dello scorso 25 aprile, quando un  esemplare è morto dopo essere stato investito da un'automobile sulla A24, nei pressi dello svincolo per Tornimparte.

"Al movimento degli animali - spiega all'Ansa Marco Santarelli, membro associato di ricerca del Polo analisi delle reti - si può applicare il principio che è alla base della teoria della turbolenza della folla, cioé individui sparsi. Quando creano una rete in movimento continuo e interviene un elemento che rompe il ritmo, si genera il panico. Bastano da uno a sette individui per far sì che si crei l'effetto domino e si generi una rete 'sconnessa'. Paradossalmente, se da una parte si cerca di trovarsi per darsi forza a vicenda nel panico, dall' altra, per bisogno primario, si attiva la volontà di aumentare lo spazio personale e salvarsi il prima possibile".

Il risultato é che "i primi 10-15 minuti sono momenti di panico e ricerca di una nuova appropriazione dello spazio, poi fra i 45 e i 55 minuti successivi, applicato soprattutto agli animali, c'é la fase di azzeramento delle abitudini". Questo sarebbe il 'cuore' del pericolo: "In questa fase non si trovano più i nodi della rete - continua Santarelli -  si 'perde' la connessione con qualche motore di ricerca o con la persona più amata". E così succede per l'orso che nelle sue varie traiettorie si è trovato davanti i fari di un'auto. "L'animale è come se fosse entrato in quel meccanismo di turbolenza della folla e la sua rete è diventata un'altra rete senza più un contesto. Un'interruzione generale delle abitudini. Lo stesso si può dire alla vista dei predatori".

Ecco perché, ha aggiunto Santarelli, in particolare per gli orsi è necessario conoscere "gli indicatori che li portano a spostarsi e ad agire sul comportamento strutturale per disinnescare le criticità, applicando le conoscenze delle reti".

Anche gli spostamenti degli orsi, anche se in un parco libero, si trasformano in reti, afferma Santarelli, e come tali devono essere trattate e analizzate per limitare e scongiurare altri incidenti. "Per esempio se li abbiamo abituati a mangiare un certo tipo di cibo e poi l'area di rifornimento si esaurisce occorre attivare un altro modello di approvigionamento oppure - ha concluso l'esperto - portarli a comprendere che all'interno della propria rete non c'é possibilità di accoppiamento o altro cibo ed è meglio tornare indietro che avventurasi. Insomma, attraverso lo studio delle reti possiamo razionalizzare lo spostamento degli orsi e far sì che l'autostrada non costituisca un passaggio obbligato".

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