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Cronaca San Salvo

Operaio morto nel cantiere: la moglie e l'Anmil parti civili nel processo

Il 59enne di San Salvo precipitò da 5 metri mentre stava lavorando in un edificio in ristrutturazione. Uno dei tre imputati ha chiesto di patteggiare

Rinvio per motivi tecnici, ma è stata comunque importante l’udienza preliminare, tenuta oggi in tribunale a Vasto davanti al gup Fabrizio Pasquale, del processo per la morte di Nicola Di Biase, operaio 59enne di San Salvo, precipitato dall'edificio dove stava lavorando.

È stata infatti ammessa dal giudice la costituzione di parte civile della moglie della vittima, che si è rivolta a Studio3A ed è assistita dall’avvocato Marco Bevilacqua del foro di Chieti, e anche quella, significativa, dell’Anmil, l’Associazione nazionale mutilati e invalidi sul lavoro. Inoltre, uno dei tre imputati ha chiesto di patteggiare e l’udienza è stata rinviata al primo dicembre 2022, alle 10, proprio per dare modo al suo avvocato difensore di munirsi della procura speciale per chiedere il patteggiamento: non hanno invece richiesto riti alternativi gli altri due imputati.

Per il tragico infortunio dell’11 novembre 2020 a San Salvo, a conclusione delle indagini preliminari il pubblico ministero della Procura di Vasto, Giampiero Di Florio, ha chiesto il rinvio a giudizio per due imprenditori edili e un professionista: un 43enne di San Salvo, legale rappresentante dell’omonima ditta individuale cui erano stati affidati i lavori di ripristino e rifacimento delle facciate del condominio “Napoli2” in via Monte Grappa, resisi necessari per la caduta di calcinacci dai sottobalconi, nonché della ditta esecutrice e subappaltatrice degli stessi; un 41enne di Vasto, titolare della ditta che aveva a sua volta ricevuto in subappalto alcune lavorazioni di risanamento e per cui la vittima lavorava; un 67enne di San Salvo, quale coordinatore in fase di progettazione e responsabile della sicurezza del cantiere.

Il pm di Vasto inizialmente titolare del fascicolo, Michele Pecoraro, per ricostruire dinamica, cause e responsabilità dell’infortunio, avvenuto alle 13.15, e di cui non vi erano testimoni, ha disposto due accertamenti tecnici irripetibili. Innanzitutto, l’autopsia sulla salma della vittima che, dopo il tragico volo dal ponteggio e l’allarme al 118, è stato trasportato in eliambulanza in condizioni disperate all’ospedale Santo Spirito di Pescara, dove è deceduto poche ore dopo. L’esame è stato affidato al professor Cristian D’Ovidio e alle operazioni peritali ha partecipato anche il medico legale Pierpaolo Iungano messo a disposizione da Studio3A-Valore spa, a cui i familiari del lavoratore, attraverso il consulente legale Mario Masciovecchio, si sono rivolti per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia.

NICOLA DI BIASE san salvo

La perizia ha escluso che il lavoratore sia stato colto (prima) da un malore, accertando e confermando che il decesso è stato dovuto ai gravissimi “politraumi da precipitazione”, cioè per la caduta, tra cui un gravissimo trauma toracico, fratture multiple come quelle al bacino ed emorragie e lesioni agli organi interni. Ma, soprattutto, il magistrato, oltre ad aver acquisito e vagliato tutti gli atti d’indagine degli ispettori dello Spsal dell’Asl 2 Lanciano-Vasto-Chieti, ha affidato all’ingegnere Marco Colagrossi una perizia tecnica per ricostruire nel dettaglio le modalità dell’evento e il consulente, avvalendosi anche delle immagini di una telecamera di videosorveglianza della zona, ha concluso che la caduta sarebbe avvenuta nei pressi del lato ovest del castello di salita dell’impalcatura da un’altezza di 4-5 metri, verosimilmente dal “terrazzo privo di protezioni”.

Sulla scorta di tutti gli elementi assunti, il procuratore ha chiesto e ottenuto l’archiviazione del procedimento per due degli iniziali 5 indagati, l’amministratore condominiale, comproprietario del fabbricato e committente dei lavori, e la legale rappresentante dell’impresa che aveva fornito e allestito il ponteggio metallico, non ravvisando a loro carico responsabilità penalmente rilevanti sostenibili in giudizio. Ma ha invece ritenuto pienamente acclarate le gravi responsabilità degli altri tre indagati, chiamati rispondere del reato di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme antinfortunistiche, “per aver causato la morte di Di Biase per colpa generica consistita in negligenza, imprudenza e imperizia nonché per colpa specifica consistita nella violazione delle norme che tutelano la salute e la sicurezza nei luoghi dei lavoro” scrive il pm nella sua richiesta di processo.

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