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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Operaio in Val di Sangro va al lavoro con 38 di febbre e torna a casa col bus, Fiom: rischio innalzamento contagi 

La vicenda denunciata dal sindacato che chiede ai vertici della Regione regole chiare legate alle riaperture delle fabbriche: “Se il lavoratore fosse positivo?”

Stava andando al lavoro in fabbrica quando si sono accorti che aveva la febbre a 38 ed è stato rimandato a casa, salito sul primo autobus assieme ad altri colleghi. È successo nei giorni scorsi ad un operaio della Val di Sangro, fermato ai cancelli. La vicenda è stata resa nota dalla Fiom Cgil Chieti che esprime i timori per un eventuale contagio tra gli operai saliti due giorni fa sullo stesso autobus del lavoratore malato, nel caso in cui lo stesso dovesse risultare positivo al coronavirus.

“Quel lavoratore – sottolinea Andrea De Lutis della Fiom Cgil Chieti -  ha viaggiato in autobus per almeno un’ora per arrivare al lavoro, il termoscanner non gli ha consentito l’accesso e di conseguenza ha preso un nuovo autobus con il turno smontante per tornare a casa. Augurandoci che non sia così, se quel lavoratore dovesse essere sintomatico potrebbe aver contagiato i lavoratori all’andata e al ritorno. Tenete presente che negli autobus viaggiano gli autisti e i lavoratori di più aziende. Questa situazione doveva essere valutata da una Regione che ha voluto la ripartenza anticipata. Se quel lavoratore fosse positivo al Covid-19 e la risposta al tampone arriva dopo quindici giorni, come sta avvenendo in alcuni casi, immaginate cosa possa accadere e immaginate l’effetto domino che può generare”.

Il sindacato ha scritto una lettera ai vertici della Regione invocando regole ben precise. 

“Aver deciso di consentire la riapertura anticipata delle imprese, doveva e deve vedere una Regione pronta ad affrontare tutte le conseguenze derivanti da tale decisione a partire dall’organizzazione di tutti i servizi di competenza. La ripartenza di circa 10.000 lavoratori, di cui molti provenienti da altre regioni, come è avvenuto per la Val di Sangro, doveva e deve essere accompagnata da regole chiare e nulla doveva essere lasciato al caso. Non è pensabile lasciare il compito alle aziende di attrezzarsi per tentare di limitare i contagi dentro i luoghi di lavoro e poi fuori dalle fabbriche i lavoratori subiscono regole non omogenee.

La Regione – incalza la Fiom Cgil Chieti - si è chiesta come debba essere gestito il caso di un lavoratore pendolare che non viene fatto entrare in azienda perché ha una temperatura superiore ai 37,5 gradi? La Regione deve pensare di risolvere il problema di come far tornare quel lavoratore a casa senza mettere a rischio altri lavoratori, magari prevedendo presidi nei pressi dei nuclei industriali a supporto di queste situazioni dove tali lavoratori possano stazionare ed essere ulteriormente controllati, ed infine organizzare il loro ritorno a casa in sicurezza”.

Per il sindacato chi decide di far ripartire “una macchina così complessa deve assumersi la responsabilità di organizzare tutto senza tralasciare nulla. Se a causa di negligenze organizzative dovesse impennarsi la curva del contagio, non solo sarà un danno alla salute per molti cittadini, ma si mette a rischio l’intero sistema produttivo” conclude il sidnacato, invitando a predisporre interventi sanitari immediati in caso di sospetti contagi.
 

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