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Cronaca Chieti Scalo / Via Scanno

Omicidio a Chieti Scalo, gli amici dei Di Domizio: "Una famiglia perbene"

Unanime il commento sui Di Domizio e sul terzo figlio Domiziano, reo confesso dell'omicidio della madre: "Taciturno ma buono". Ma qualcuno ammette sottovoce che l'atmosfera fra madre e figlio era tesa

Da quell’incidente in moto più di 10 anni fa, che gli aveva procurato lesioni ad una gamba, Domiziano Di Domizio non si era mai ripreso. Solitario, taciturno, a Chieti Scalo in tanti lo conoscono di vista, ma con nessuno è mai andato oltre un “buongiorno”, mai una chiacchiera, una parola più del dovuto.

Era riservato, persino troppo e da qualche tempo pare fosse in cura per problemi psichici. Ma amici di famiglia e vicini concordano “Era una persona buona, tranquilla”. Semplicemente, non lasciava trapelare nulla di quel che gli passava nella testa. Viveva con la mamma Arcangelina e la sorella Rita al civico 2 di via Scanno, un viottolo che congiunge via Scaraviglia e via Vasto, due degli snodi centrali dello Scalo. Usciva di casa per passeggiare, ogni tanto lavorava per un paio d’ore per una scuola lì vicino. Ma non amava frequentare nessuno, al punto che persino nei bar poco distanti da casa nessuno lo conosce, “forse lo abbiamo visto passare”, dicono i gestori. A parte qualche lavoretto sporadico, secondo il racconto di chi conosceva bene la mamma, non aveva altre incombenze.

Della casa si occupava la sorella minore, mentre il fratello Raffaello aveva preso il posto della madre nel riscuotere gli affitti della palazzina in cui ieri (lunedì 13 maggio) c’è stata la tragedia. Il primogenito, Carmelo, si dedicava al lavoro. Ma la famiglia, concordano i conoscenti, era unita e per bene. Arcangelina era vedova da 9 anni: il marito Trieste Di Domizio come lei faceva il maestro a Cugnoli (Pescara).

Dalla sua morte i figli le stavano ancora più vicino, soprattutto da quando era caduta e si era fatta male al punto da essere costretta a spostarsi con un girello. In casa arrivavano spesso amiche, nipoti, una donna di servizio e un’altra signora che le faceva compagnia quando la figlia Rita era impegnata. Nessuno riesce a darsi una spiegazione: “Non avremmo mai immaginato nulla, era un bravo ragazzo”.

I visi sconvolti da una tragedia che stamani ha fatto piombare nello sgomento l’intera città, incredula per un’azione che – dicono tutti quelli che conoscono la famiglia Di Domizio – non si poteva prevedere. Ma le amiche più vicine ad Arcangelina, quelle che ogni giorno trascorrevano qualche ora in casa sua, ammettono sottovoce che i rapporti fra madre e figlio non erano del tutto sereni. E lo stesso Domiziano avrebbe confessato in questura di aver strozzato la madre all’improvviso, dopo l’ennesima lite. Poi, spaventato per quello che aveva fatto, si è chiuso in camera, al punto che i vigili del fuoco hanno sfondato la porta dell’appartamento dato che dall’interno nessuno rispondeva.

Domiziano ha raccontato di aver dormito, di non essersi accorto che la madre era morta, forse per un malore. Poi, davanti al sostituto procuratore Marika Ponziani, avrebbe confessato il delitto. È accusato di omicidio volontario aggravato. Intanto domani (mercoledì 15 maggio) è prevista l’autopsia sul corpo della vittima. 

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