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Cronaca

"Il monte sacro di Celestino V non esiste più", l'accorato appello di Lucia Arbace

La direttrice del Polo Museale dell’Abruzzo, "Mi auguro si possa intensificare l’azione per questo disastro ambientale, sottovalutato nella reale portata"

“Il Monte Morrone, eletto da Papa Celestino V per la sua vita eremitica, non esiste più. Da 12 giorni bruciano i boschi che circondano Sulmona, Pacentro e  altri comuni e frazioni della Valle Peligna, nell’aquilano. Oggi le fiamme sono solo a 100 metri in linea d’aria dall’ Abbazia di Santo Spirito al Morrone, imponente monastero per secoli il più  importante insediamento dei Celestini”. L’accorato appello è di Lucia Arbace, direttrice del Polo Museale dell’Abruzzo, operativa anche dall’Abbazia celestiniana, sede periferica del MiBACT. Proprio in questi giorni era partito un altro fuoco dall'Eremo, quello del Perdono arrivato all’Aquila, come ogni anno, per la Perdonanza ancora in corso, rinsaldando il patto fra l’eremita diventato papa, la Chiesa e Dio, con il I primo giubileo della Storia. Difficile, in realtà,  parlare di Pace e Perdono in questo inferno che, per mano dolosa e umana, ha fatto scomparire uno dei più selvaggi e protetti ecosistemi del Parco Nazionale della Majella, in un Abruzzo regione verde dei parchi.

Ma non ci sono solo danni ambientali. Gravi le ripercussioni sulla salute pubblica, l’aria è irrespirabile in queste albe senza sole fra il grigio-giallo delle polveri sottili. Sono i medici di famiglia ad aver segnalato benzene e polveri particolarmente tossiche. “Sono preoccupata per gli ulteriori danni ai monumenti di cui l’area è ricca. Il fuoco è anche sopra il Tempio e Santuario di Ercole Curino. Qualcosa non ha funzionato, un’ organizzazione confusa e carente aggravata dall’assenza  del Corpo Forestale. Mi auguro si possa intensificare l’azione per questo disastro ambientale, sottovalutato nella reale portata - prosegue Lucia Arbace -  e che si svolga un’ esemplare azione penale contro chi ha intenzionalmente operato, con inneschi mirati, per incenerire, fra le fronde bruciate di questo  ecosistema, un microcosmo culturale unico”.

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