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Cronaca Lanciano

"Non parlare o ti verranno a cercare": così le presunte strozzine tenevano in scacco l'imprenditrice

Le minacce alla giovane se si rifiutava di pagare le rate per restituire il prestito. Iniziati gli interrogatori di garanzia per le tre donne agli arresti domiciliari

“Non dire niente a nessuno, quelle persone non guardano in faccia a nessuno, sono capaci anche di prendere i figli dalla culla!”. Con queste minacce le tre presunte strozzine di Lanciano, finite agli arresti domiciliari, tenevano in scacco la giovane imprenditrice.

La donna era vessata con continue richieste di pagamenti per restituire le rate dei prestiti a cui, secondo le indagini condotte dalla polizia con la collaborazione della guardia di finanza, venivano applicati dalle indagate tassi usurari.

Per indurre la neomamma a non parlare con i familiari e a non denunciarle, le indagate facevano riferimento a “conoscenti della malavita napoletana”, capaci di ritorsioni nei suoi confronti.

Lo stato di sudditanza psicologica ottenuta dalle presunte usuraie ha provocato una serie di problematiche fisiche e psicologiche alla vittima, che ha dovuto sottoporsi a cure mediche per alleviare il forte stress scaturito dalle preoccupazioni derivate dalle continue richieste vessatorie. Alla fine, però, la giovane ha detto basta e ha denunciato tutto alla polizia.

Questa mattina sono iniziati gli interrogatori di garanzia per le tre indagate, che saranno completati lunedì. Ha risposto alle domande del gip la prima delle tre, assistita dall'avvocato Giuseppe Pantaleone di Pescara, che si è dichiarata innocente: i soldi, 10mila euro, li avrebbe prestati su richiesta di un'amica per aiutare la giovane imprenditrice, ma senza chiedere interessi e riavendo solo una parte del denaro.

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