rotate-mobile
Cronaca

Maresciallo esposto ad amianto durante il servizio all'ospedale militare: il Tar condanna il Ministero della difesa al risarcimento danni

La patologia che condusse il maresciallo capo Lazzari alla morte, nel 2013, sarebbe stata causata dalla prolungata esposizione ad amianto e altri agenti patogeni nel corso di numerose missioni all'estero e anche durante l'attività all'interno dell'ex ospedale militare di Chieti

Esposto ad amianto e uranio impoverito durante gli anni di servizio, il maresciallo capo dell'Esercito Giuseppe Lazzari, morì il 26 febbraio 2013, a soli 46 anni, per via di un mesotelioma pleurico: per questa patologia, la sezione prima bis del Tar del Lazio ha dichiarato responsabile il Ministero della difesa.

Secondo i familiari del maresciallo Lazzari, originario di Torre Annunziata (Napoli), difesi dall'avvocato Ezio Bonanni, la neoplasia sarebbe stata causata dalla prolungata esposizione ad amianto e altri agenti patogeni nel corso di numerose missioni all'estero - nel 2000 in Kosovo, poi in Afghanistan, e ancora Bosnia, Libano -  anche durante l'attività all'ospedale militare di Chieti, dove il maresciallo capo aveva operato fino al 2009 in qualità di infermiere professionale. "Nel laboratorio - si legge - l'amianto sarebbe stato presente nella copertura in eternit di un piccolo locale esterno al laboratorio, dove erano conservati i cosiddetti gas tecnici, nelle condotte delle tubazioni, nelle guarnizioni della caldaia e delle stufe".

Il tribunale amministrativo, non pronunciandosi definitivamente sul ricorso, ha dichiarato la responsabilità del Ministero della difesa per la patologia che ha causato il decesso del militare e il diritto dei familiari al risarcimento danni, che verrà quantificato dall'Inail con una relazione apposita.  “In tutte queste situazioni – è stato più volte ribadito in sentenza – il militare avrebbe operato privo di dispositivi di protezione e non sarebbe mai stato informato della presenza di agenti patogeni".

Nel 2013 con decreto il Ministero della Difesa aveva negato ai familiari - la moglie Anna Odore e i figli Roberta e Armando, ancora minorenni all’epoca della morte del papà, residenti a Montesilvano - il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio e la riconducibilità a particolari condizioni ambientali e operative di missione del mesotelioma pleurico contratto dal maresciallo capo Lazzari. Il Ministero aveva rigettato le domande.

La famiglia, con il sostegno dell'Osservatorio nazionale Amianto, ha proseguito la propria battaglia fino riconoscimento della causa di servizio, passata in giudicato il 26 gennaio 2022.

Nella sentenza il tar del Lazio, in relazione ai militari, ribadisce il “dovere dell’amministrazione della Difesa di proteggere il cittadino-soldato da altre forme prevedibili e prevenibili di pericoli non strettamente dipendenti da azioni belliche, … dotandolo di equipaggiamento adeguato”.

“Questo processo è stato anche un motivo per ricordare di mio marito – il commento della vedova di Lazzari, Anna – ho voluto portare avanti la sua volontà di abbattere un sistema che negava gli effetti derivanti dall’amianto e dall’uranio impoverito”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Maresciallo esposto ad amianto durante il servizio all'ospedale militare: il Tar condanna il Ministero della difesa al risarcimento danni

ChietiToday è in caricamento