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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Maxi frode da 440 milioni di euro sulle agevolazioni per l'edilizia: coinvolto anche l'Abruzzo [VIDEO]

La guardia di finanza di Rimini ha scoperto falsi crediti di imposta: 78 gli indagati in tutta Italia, 8 persone sono finite in carcere e 4 agli arresti domiciliari

È coinvolto anche l'Abruzzo nell'operazione della guardia di finanza che ha portato alla scoperta di una maxi frode da 440 milioni di euro di falsi crediti per sismabonus e bonus facciate. 

Da questa mattina, le Fiamme gialle stanno eseguendo 35 misure cautelari, mentre sono 78 gli indagati. All'operazione, partita dall'Emilia Romagna, e che è in corso contemporaneamente anche in Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino e Veneto, partecipano i finanzieri del comando provinciale della guardia di ginanza di Rimini, con il supporto di 44 reparti territorialmente competenti, nonché della componente aerea del corpo, del supporto tecnico dello Scico e del nucleo speciale frodi tecnologiche, per un totale di oltre 200 militari.

Come ricostruisce l'agenzia Adnkronos, il gip del tribunale di Rimini ha disposto 35 misure cautelari personali, di cui otto in carcere e quattro ai domiciliari. nonché 23 interdittive di cui 20 all'esercizio di impresa nei confronti di altrettanti imprenditori e tre all'esercizio della professione nei confronti di altrettanti commercialisti, in quanto ritenuti componenti di un articolata organizzazione criminale con base operativa a Rimini, ma ramificata in tutto il territorio nazionale, responsabile di aver creato e commercializzato per 440 milioni di euro falsi crediti di imposta, introdotti tra l

e misure di sostegno emanate dal Governo con il decreto rilancio, durante la fase più acuta dell'emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà.

Sono in corso 80 perquisizioni e il sequestro dei falsi crediti, di beni e assetti societari per il reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. Tra gli indagati, in 9 avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza e 3 avevano precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso.

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