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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mille in corteo per difendere la provincia: il centro storico si ferma per un'ora

Manifestanti di tutte le età e le ideologie politiche hanno sfilato pacificamente stamani per dire no alla soppressione di Chieti capoluogo stabilita dal Cal. Domani un centinaio all'Aquila al consiglio regionale

“Giù le mani dalla provincia” è il grido unanime di un migliaio di manifestanti che stamani (lunedì 22 ottobre) dalle 11 alle 12 hanno sfilato tra corso Marrucino e piazza Valignani fino ad arrivare in piazza G.B.Vico. La manifestazione, organizzata dal comitato civico “A difesa di Chieti e della sua Provincia” ha bloccato per un’ora il centro storico, con le serrande dei negozi abbassate per 60 minuti a difesa di Chieti capoluogo.

Non solo amministratori, politici locali, associazioni di categoria, tifosi del Chieti calcio e gruppi organizzati. Decine di liberi cittadini, di tutte le età, hanno deciso di far sentire la propria voce per salvare 3mila anni di storia e di tradizione che rischiano di scomparire sotto i colpi della spending review. 

Una sfilata animata ma pacifica, che ha coinvolto persone molto diverse fra loro, tutte unite per difendere la storia della città e della provincia. “Chieti provincia per chi non ha memoria: lo dice la legge, lo dice la storia”, cantavano. Non solo figure istituzionali o protagonisti della vita cittadina, ma anche anziani e studenti delle scuole superiori, che autonomamente hanno scelto di saltare un giorno di lezione per la città. 

Chieti Provincia: il corteo 22.10.2012 / foto Rapposelli



E a chi guardava il fluire di manifestanti senza partecipare al corteo, arrivava l’invito dei protagonisti della sfilata, che esortavano a partecipare per evitare il rischio di veder morire Chieti. I più vivaci erano gli anziani, legati al ricordo della Chieti di una volta, viva e piena di energie, cambiata negli anni al punto di meritarsi l’appellativo di “città della camomilla”. E che ora rischia di scomparire, fagocitata dalle decisioni dell’esecutivo che mira a tagliare il numero delle province per evitare sperpero di risorse pubbliche.

Nell’eventualità in cui Chieti perdesse lo status di capoluogo, il rischio è che si svuoti completamente. “Ottanta uffici provinciali verrebbero soppressi – puntualizza il comitato civico – migliaia di lavoratori migrerebbero, i pendolari si ridurrebbero del 70 per cento, chiuderebbe il 50 per cento delle attività commerciali: università, ospedale e tribunali potrebbero essere dirottati verso altri lidi”. 

Una prospettiva inquietante per il futuro di Chieti, già in difficoltà dopo la chiusura delle aziende più importanti che animavano la zona industriale dello Scalo. “Con Pescara mai”, cantavano i manifestanti.

E il perché lo ha spiegato il sindaco, Umberto Di Primio, che a piazza Vico, alla fine del corteo, ha preso il megafono per dar voce alle motivazioni di tutti: “Il territorio di Chieti –  ha detto - ha le ragioni della storia, dell’economia e del cuore per conservare la sua provincia. Grazie al lavoro delle generazioni che ci hanno preceduto – ha proseguito – la nostra provincia è quella economicamente più forte e, avendo tutti i requisiti per conservare l’autonomia, ha ancora la possibilità di essere il faro della regione. Pescara e Teramo, che non hanno tali requisiti, si uniscano – ha invitato il sindaco - giacché l’unica soluzione per non creare troppi danni all’Abruzzo è l’esistenza di tre province: L’Aquila, Chieti, e Pescara/Teramo, tutte le altre scelte non sono che soluzioni pilatesche ovvero di chi “si lava le mani”, non assumendosi alcuna responsabilità. Chieti e il suo territorio pulsano di voglia di futuro e di storia ancora da scrivere”.

Dello stesso tenore gli interventi del presidente del consiglio comunale Marcello Michetti, del presidente della provincia Enrico Di Giuseppantonio, il presidente della Camera di commercio Silvio Di Lorenzo, il senatore Pd Giovanni Legnini. Insieme vogliono salvare Chieti e il territorio della provincia, per evitare che l’antica Teate diventi un deserto. Appelli applauditi da tutti: la giunta al completo, i consiglieri comunali, gli elettori di centro-destra e centro-sinistra. Persino da coloro che, sottovoce, ricordavano che “negli ultimi anni loro hanno fatto ben poco per salvare Chieti”. La causa comune, la salvezza della provincia di Chieti, ha unito chiunque oltre le perplessità e i contrasti.

Si fa portavoce di tutti i manifestanti Cristiano Vignali, che sin dall’inizio si è impegnato per la difesa di Chieti e durante la protesta ha tenuto il megafono per incitare i manifestanti ai cori di protesta: “La città – dice – è storicamente un centro direttivo, ha questa vocazione e togliere gli uffici significa togliere tutte le risorse. La decisione del Cal è contro la città di Chieti, ma non possiamo scomparire perché lo dicono la legge e la tradizione. È una battaglia dell’intera provincia, basti pensare che l’industria della Val di Sangro è la più importante della regione e del centro Italia”. 

Chieti rispetta i criteri di sopravvivenza stabiliti dal decreto legge 95 del 2012. Eppure il Cal (Consiglio delle autonomie locali), lo scorso 26 settembre ha stabilito che vengano costituite solo due province abruzzesi: Chieti-Pescara  e L’Aquila-Teramo. Domani si riunirà il consiglio regionale per votare la proposta da inviare al Governo. 

E una delegazione di abitanti della provincia, un centinaio le adesioni fino ad ora, parteciperà alla seduta del consiglio per far sentire la voce di chi non ha intenzione di cancellare il proprio capoluogo. Il luogo di incontro è fissato al terminal bus per le 12.30. Per prenotare un posto sul pullman che porterà all’Aquila si può contattare il presidente del consiglio comunale, Marcello Michetti, al numero 348-4444098.

 

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