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Cronaca

LETTORI Liberalizzazioni e petrolio: il Far West delle trivelle

Nel decreto sulle liberalizzazioni licenziato il 20 gennaio, insieme all'abolizione delle tariffe minime e ai turni liberi per le farmacie, sono previste procedure semplificate per il rilascio di concessioni petrolifere

Nel decreto sulle liberalizzazioni licenziato il 20 gennaio, insieme all’abolizione delle tariffe minime e ai turni liberi per le farmacie, sono previste procedure semplificate e più veloci per il rilascio di concessioni petrolifere.

Che la legge italiana sia particolarmente permissiva con chi estrae petrolio non è una novità: chi estrae fino a 20 mila tonnellate di greggio sulla terraferma e 50 mila in mare non paga alcuna tassa.

Anche per le imprese estrattrici di gas le regole sono altrettanto morbide. In particolare in Abruzzo, secondo i calcoli del Wwf, negli ultimi sette anni sono stati estratti senza dover pagare alcun canone più di 800 milioni di metri cubi, del valore circa di 50 milioni di euro.

Del resto l’intera Italia, secondo un dossier del Wwf, è "il Far West delle trivelle”: nel 2010 sono stati estratti 8 miliardi di metri cubi di gas e 5 milioni di tonnellate di petrolio.

E' questo un regalo che costa caro all’ambiente e al paesaggio, che potrebbe essere valorizzato invece sotto il profilo turistico dando vita ad attività più redditizie.  Ma a rimetterci è anche la salute umana. Le attività di estrazione, stoccaggio e trasformazione del petrolio comportano infatti alcuni danni alla salute, tra i quali alterazioni della normale funzionalità respiratoria causate da esposizioni protratte agli ossidi di azoto, oppure abbassamento delle difese immunitarie e della resistenza allo sforzo fisico per via del monossido di carbonio (gas anche letale ad alte concentrazioni). Il benzene, poi, è una potenziale causa di leucemia, mentre è riconosciuto come agente cancerogeno per l’uomo al punto che non è possibile definire una soglia sotto la quale non si hanno effetti sulla salute.

Insomma non si capisce perché in un paese come l’Italia, il cui petrolio è esiguo e di scarsa qualità, ci si accanisca a voler elargire a poche imprese favori così lauti, che,  oltre che inutili, rischiano di rivelarsi dannosi.
 

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