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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Università, Trinchese chiede l'immediata revoca del provvedimento adottato contro De Carolis

Il preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, candidato alla carica di Rettore, in una lettera aperta al Senato Accademico si dice sconcertato per lo scadimento dei rapporti umani all'interno dell'Ateneo teatino

Resto tuttavia sconcertato per lo scadimento dei rapporti nel nostro Ateneo: è questo dunque il modello di Università a cui vogliamo riferirci e che intendiamo costruire? Certamente il nuovo Rettore, che dovrà essere non un uomo duro o un agitatore, bensì un uomo forte e giusto nei principi come nelle decisioni, dovrà fornire a questo riguardo risposte inequivoche, tali da ricollocare il tono della discussione al più  elevato livello accademico e da ripristinare un clima di serenità e di fiducia interpersonale. Sia a tutti chiaro che a me preme garantire - come candidato orientato alla mediazione tra più aree e gruppi - la salvaguardia degli equilibri esistenti; la certezza della stabilità istituzionale contro qualunque sommossa di piazza; la garanzia per le avviate dinamiche concorsuali e di finanzianamento della ricerca: in una parola, la realizzazione pratica e realistica dell'autentico bene comune.
Io credo in tutto questo. Tuttavia permettetemi solo per un attimo di affrontare la discussione non da candidato a una carica e nemmeno da titolare di un ufficio direttivo, ma da studioso, che riflette e si interroga su quanto accaduto: perché a me pare che qui non si debba tanto o solamente difendere i diritti di un singolo, ma sia in gioco una questione di principio.

Che cosa separa la concezione dell’uomo nell’antichità dalla considerazione della Persona nell’età moderna? E ancora, cosa distingue la società democratica dal regime assoluto e l’Occidente dalle società più arretrate? La tolleranza. Ancora: su cosa si fonda la tolleranza? Sulla libertà d’espressione: nel 1689 Locke pubblica l’Epistola de tolerantia che diventa la spina dorsale della società occidentale e professa un principio: la libertà d’opinione; dobbiamo fare un salto di settant’anni per arrivare a Voltaire e al suo Traité sur la Tolerance, nel quale la libertà di pensiero assurge a fondamento della società civile.

Non si può dunque sfuggire a questa opzione: o si resta dentro la società tollerante e democratica, rispettosa della libertà personale; oppure ci si colloca volontariamente al di fuori di essa e dalla storia del proprio tempo. Allora occorre dissociarsi da stili di comportamento tanto diversi dalla nostra formazione al dialogo e all’incontro col prossimo. Pur tuttavia va evitata, a motivo della imprevedibilità delle sue conseguenze, la deriva delle gestualità tribunizie o del ricorso a incontrollabili manifestazioni da parte di chi intendesse ricorrere alla piazza. Una sola logica deve continuare a condurci: quella della forza del diritto e della sua esplicazione attraverso le lineari sedi istituzionali.

Deve essere nostro proposito comune rilanciare dunque un concetto elevato di Università, la quale non è un’azienda di sottoposti, ma un’operosa comunità accademica di elevato spessore culturale e civile, nella quale tutti, in armonia e con pari diritto, cooperano alla formazione delle nuove generazioni, nella più ampia condivisione delle decisioni, con una convinta opzione per il decentramento e una decisiva rivalutazione della funzione dei dipendenti.

Invito pertanto, con calore e con franchezza, ma sempre con doveroso rispetto istituzionale, il Rettore e il Senato a volersi adoperare per il ripristino di equilibrate condizioni di vita accademica, che mi ostino a ritenere fondamentali per una serena gestione dell’Istituzione che noi tutti abbiamo loro affidato e inoltre a voler considerare una rapida revisione del discusso provvedimento, nel senso della sua immediata revoca.

Vorrei concludere con quella preclara sentenza attribuita a Voltaire, che così bene esprime l’essenza dell’Occidente democratico, da declinare anche nelle nostre istituzioni: “disapprovo la tua opinione, ma sono pronto a battermi fino al prezzo della vita perché tu possa esprimerla liberamente”.

Stefano Trinchese

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