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Il futuro incerto del Maristella, gli operatori: “Siamo stati abbandonati”

Oggi si conosceranno le sorti dei 40 lavoratori del Centro riabilitativo di Chieti, fallito nel 2010. Dopo l'offerta della Neuromed, che affiderebbe l'incarico a una cooperativa esterna, mandando a casa gli attuali dipendenti, Curatela e Sindacati decideranno se e come questi verranno ricollocati

 

E’ previsto oggi (2 novembre) l'ultimo incontro fra Neuromed, i Sindacati a la Curatela fallimentare, nel quale si decideranno le sorti del Maristella: il Centro di Riabilitazione in estensiva facente parte della galassia Angelini, gruppo Villa Pini, travolto, assieme alle altre strutture, dal fallimento nel 2010. I lavoratori, che non ricevono lo stipendio da 6 mesi perché la Asl non paga la Curatela, sono sfiduciati e preoccupati per il loro futuro e per quello dei 35 pazienti ricoverati, tutto con gravi disabilità fisiche e psichice.

IL FALLIMENTO E LE ASTE  Alla data della dichiarazione di fallimento del Centro, il regime degli accreditamenti risultava sospeso dal gennaio 2010, in forza di una deliberazione adottata dal Commissario ad Acta per il piano sanitario di rientro del disavanzo della Regione Abruzzo. Dopodiché l’Istituto, sotto esercizio provvisorio affidato alla Curatela, è stato oggetto di un’asta, nel giugno 2011, quando, a pochi minuti dalla chiusura, il curatore fallimentare riceveva una lettera del Sindaco di Chieti con allegata una nota della Asl che denunciava le criticità della struttura di riabilitazione dell’ex Gruppo Villa Pini, facendo sì che i due gruppi imprenditoriali presenti: Casa di Cura Abano Terme e Neuromed, ritirassero le proprie offerte. Nei mesi successivi alla gara sono state effettuate verifiche ispettive presso la clinica Maristella da parte della Asl competente. Il 3 Ottobre, giorno della seconda asta, il complesso aziendale è stato aggiudicato alla Neuromed, unica offerente, per 1 milione e trecentomila euro.  Anche la seconda asta è stata caratterizzata da un’estrema difficoltà dal momento che il Sindaco di Chieti, a meno di 7 giorni dalla data fissata, aveva richiamato la Asl di Lanciano-Vasto-Chieti a esprimere una relazione sullo stato in cui versava l'azienda in fallimento, che ha confermato i requisiti minimi di sicurezza e igienico-sanitari.

Il 25 Ottobre avviene poi il primo incontro fra l’acquirente Neuromed, Sindacati e Curatela per definire la trattativa di acquisto. E qui entrano in gioco le condizioni inaccettabili presentate da Neuromed ai Sindacati. A spiegarlo è la portavoce dei 40 lavoratori del Maristella a rischio, Anna Lisa Mincone, Caposala e di membro del Comitato dei creditori del Centro: “Il primo piano industriale presentato proponeva l'assunzione del 50% dei dipendenti, il che non era molto, ma si stava trattando. Ma il 25 Ottobre, a sorpresa, Neuromed propone di far assumere i dipendenti da una cooperativa che non avrebbe però nessun obbligo di riassumere tutti i dipendenti in servizio”. “Questo è inaccettabile per i sindacati – protestano i lavoratori - quasi una forzatura proprio per ottenere un rifiuto all'accordo e per comunicare al Curatore l'intenzione di ritirarsi e riavere così indietro la cauzione di 130.000 euro” .

L'unico fatto nuovo intercorso prima del 25 Ottobre 2011 è una nota che il dottor Petruzzi, affittuario della Clinica Villa Pini, avrebbe inviato, tra gli altri, alla Neuromed, chiedendo in sostanza di assumere tutte le iniziative necessarie per accertare ed eliminare eventuali situazioni di rischio presenti nella struttura, declinandosi da ogni eventuali responsabilità in caso di emergenze. L’edificio del Maristella, situato dal 1995 negli immobili di Villa Pini, condivide tutt’ora gli impianti, gli ingressi, gli spogliatoi con la Clinica passata da Angelini a Petruzzi. “Negli ultimi giorni di ottobre al Maristella – continua la signora Mincone - ci sono state rispettivamente una visita ispettiva di Nas e  rappresentanti della Asl, inviata dalla Commissione di inchiesta parlamentare, dove sostanzialmente sono state confermate le medesime criticità strutturali esistenti sin dall'apertura del  Centro, e un’altra ispezione della Asl di Chieti per confermare il setting assistenziale dei pazienti residenti a Chieti”.

I PAZIENTI  Pazienti con alti ritardi mentali, disabili, autistici, ci sono quelli che richiedono assistenza 24 ore su 24. Questi sono i 35 ricoverati del Maristella che, qualora il Centro chiudesse, verrebbero trasferiti in altre strutture, inadeguate, strappati a chi li cura da decenni. E’ importante la giornata di oggi anche per il futuro di questi malati.  “Persone deboli e sofferenti – spiegano dalla Clinica - che vivono nella condizione di impossibilità a difendere i propri diritti, sia sulla evidente  mancata volontà del governo regionale di cercare una soluzione ai problemi della struttura che garantisca la permanenza dei pazienti in un ambiente di vita e di relazione loro abituale”.

“Una vicenda umana straziante – continuano - per l’assoluta indifferenza alle esigenze di cura di questi malati, che possono votare, ma che non possono esprimere desideri o preferenze per la loro eventuale destinazione semmai si palesasse la chiusura del Centro”.  C’è paura anche in relazione a ciò che è accaduto in passato, con il trasferimento delle Villette e dell’ex Paolucci. “Alcuni malati trasferiti infatti morirono – spiega un operatore  - e ci furono disagi indicibili per le famiglie, spaesamento per i malati, cambio improvviso di terapie e strascichi che sarebbe stato meglio evitare. Nel frattempo il panico si è impadronito dei pazienti del Maristella che noi operatori fatichiamo a tranquillizzare in seguito alle numerose visite ispettive su più fronti”.

Importante per i lavoratori del Maristella la giornata di oggi, con l'ultimo incontro fra Neuromed, Sindacati a e Curatela. Oltre a chiedersi cosa c’è sotto queste ripetute ispezioni e perché queste stiano avvenendo proprio adesso che la struttura è sotto Tribunale, i dipendenti guardano con ansia alla giornata di oggi: si aspettano che venga riformulata un’altra offerta, perché quella precedente è considerata inaccettabile, o che magari si decida di spostare la struttura altrove.

Quello che conta è salvaguardare 40 posti di lavoro e tutelare quei 35 pazienti che al Maristella hanno trovato una famiglia.

 

 

 

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