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Cronaca

L’Abruzzo dei rifiuti: ridurre e riciclare la via maestra per sviluppo e lavoro

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ChietiToday


In Abruzzo esplodono le questioni ambientali.
Dopo il via libera alle nuove trivellazioni di petrolio, su cui è ormai ineludibile la proposta di referendum abrogativo, arriva ora anche la bozza di Decreto del presidente del consiglio dei Ministri (Dpcm) sulla realizzazione di nuovi impianti di incenerimento. La Cgil Abruzzo aveva considerato lo Sblocca Italia, con l'estrazione degli idrocarburi, espressione di una profonda miopia politica nello sviluppo della nostra terra.
Lo schema di decreto attuativo dell'articolo 35 dello Sblocca Italia rafforza questo giudizio. Con i rifiuti non si scherza, e la scelta di "incenerire" è in totale contrasto con quella di separare, riciclare, riusare i rifiuti.
Quale sarà dunque la quantità e la tipologia dei rifiuti da incenerire, visto che ogni anno aumentano (per fortuna e consapevolezza) i rifiuti che vengono riciclati grazie all'impegno di tutti gli enti locali e alle risorse pubbliche che si destinano allo scopo? E quanti e quali rifiuti occorrono per "rendere produttivo" un impianto di incenerimento?
Allora ricordiamo i dati della nostra regione. L'Abruzzo nel 2013, con i suoi 1.306.416 abitanti, produceva 447,94 chili di rifiuti per abitante, ed il riciclo raggiungeva la media del 42,78%. Delle quattro province abruzzesi, tre sono sul 50% del riciclo, solo L' Aquila è al di sotto ma non sfugge a nessuno l'influenza del terremoto. In ogni caso basta leggere il saldo di un solo anno, dal 2012 al 2013, quando si è cresciuti di 5,2 punti, per comprendere l'impegno crescente nel riciclo.
Ma l'articolo 35 dello Sblocca Italia svela la scelta del governo: si cancella il principio di "prossimità" che ha accompagnato la legislazione più avanzata sullo smaltimento dei rifiuti. Ovvero, per fare funzionare un inceneritore i rifiuti vengono trasportati da una zona all'altra del Paese, perché sono sempre meno le quantità.
La Cgil Abruzzo pensa che la crescita del centro-sud italiano passa attraverso impianti per trattare l'organico, che serve costruire una rete di impianti a basso impatto che riduca i costi di spostamento e il consumo di carburante, per la preparazione e il riutilizzo dei rifiuti.
Resta un grande interrogativo: perché il governo, quando si moltiplicano le iniziative per stimolare comportamenti individuali e collettivi rispettosi dell'ambiente e vantaggiosi economicamente, compie questa scelta?
La Cgil Abruzzo sostiene il riciclaggio e la riduzione dei rifiuti come via maestra dello sviluppo, e ricorda che questo è un settore che può creare buona occupazione per gli abruzzesi.
 

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