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Cronaca

Il fiume è malato, ma Chieti e Pescara disertano l'incontro al ministero

Il servizio veterinario della Regione ha prima commissionato uno studio all’istituto zooprofilattico, per poi ritardato qualsiasi intervento quando è emerso che i pesci sono contaminati da mercurio

Il ministero convoca la Asl e i Comuni della Val Pescara per discutere dell’allarme mercurio trovato nei pesci del fiume. I rappresentanti del Comune di Chieti e l’azienda sanitaria pescarese, però, disertano l’incontro senza inviare alcun delegato né adducendo motivazioni

Il vertice si è tenuto ieri (martedì 8 novembre) a Roma, nella sede del ministero dell’Ambiente, divisione Bonifiche risanamento. Sul tavolo, lo studio dell’Istituto zooprofilattico di Teramo, coordinato dalla dottoressa Carla Giansante, che ha messo in luce una tremenda verità: il fiume Pescara è fortemente inquinato - e questo già si sapeva - e i pesci pescati in zona subiscono una alta presenza di mercurio. All’incontro hanno partecipato anche Wwf e Legambiente, che hanno chiesto, inascoltati, di allargare gli inviti. Ma il ministero ha replicato che la discussione sarebbe stata incentrata sul Sito di interesse nazionale per la bonifica di Bussi, per cui ha competenza lo stesso ente, e non sull’area potenzialmente contaminata. 

Certo è che, anche a livello locale, si è registrata una lentezza preoccupante e pericolosa. Il servizio veterinario della Regione ha prima commissionato lo studio all’istituto zooprofilattico, per poi abbandonare a lungo un intervento incisivo sul caso. Soltanto oggi (mercoledì 9 novembre) è stata convocata una prima riunione interna per valutare la portata dello studio. Inoltre, sembra che non siano stati allertati altri settori regionali interessati, a cominciare da quello della tutela d’ambiente. 

“È inoltre emersa - denuncia il Wwf - una preoccupante sottovalutazione dei dati contenuti nello studio, che avrebbe dovuto invece indurre i sindaci, al di là di una mancata comunicazione ufficiale ad personam, a vietare la pesca e il consumo alimentare nelle aree potenzialmente contaminate con ordinanze tempestive di fronte alla gravità del problema”. L’associazione ambientalista sollecita la Regione a vietare la pesca nell’intero bacino del fiume, per tutelare la salute dei cittadini, “o al più consentirla esclusivamente con la modalità del catch and release”, ossia rilasciare in acqua i pesci catturati. 

“È emersa infine per l’ennesima volta - continua il Wwf - l’esigenza di completare una caratterizzazione che tuttora, a distanza di anni, risulta assurdamente incompleta, con l’Artache arranca ma non convince”. Per il 30 settembre prossimo, comunque è stata convocata una conferenza dei servizi. 

In merito allo studio, il Wwf spiega che “ha preso in considerazione solo alcuni inquinanti che, nel tempo, dovranno continuare a essere monitorati perché altamente tossici. Bisognerà inoltre cercarne degli altri perché sulla base dei risultati sin qui ottenuti gli autori della ricerca ritengono che siano molecole sin qui non individuate quelle che determinano i danni genetici rilevati”. 

Inoltre non c’è solo il mercurio: nello studio si sottolinea che “la concentrazione di arsenico è rilevante in tutti i punti di campionamento ed è quindi necessario approfondire l’origine della contaminazione, soprattutto nella sua forma più tossica di arsenico inorganico ”. 

“C’è quanto basta – sottolineano Legambiente e WWF – perché ci si muova, a ogni livello, creando una cabina di regia che possa esaminare con urgenza le condizioni del maggiore fiume abruzzese fermando ogni progetto che potrebbe peggiorare una situazione già grave: l’Izs ha accertato che è malato. Ora servono approfondimenti diagnostici e cure efficaci. A Bussi come ovunque, cercando di far finalmente prevalere su qualsiasi altro interesse quello della collettività dei cittadini”.

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