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Incidenti stradali San Giovanni Lipioni

Attrice morta nello schianto, i legali dell'automobilista: "Rispettate anche il dolore dell'indagato e della sua famiglia"

La Procura di Vasto ha aperto un'inchiesta per omicidio stradale per la morte di Paola Cerimele. Gli avvocati dell'uomo che guidava l'altra vettura: "Dinamica e circostanze ancora da ricostruire"

“Ad oggi ancora non si conoscono la dinamica del sinistro, le circostanze che lo hanno causato e la responsabilità di chi lo ha determinato, pertanto, ogni considerazione e ricostruzione che non provengano dall’autorità giudiziaria, ma dalle parti in causa, risultano inopportune”. Lo affermano gli avvocati Manuela Abbazia e Stefano Maggiani, difensori dell'automobilista 51enne di Frosolone (Isernia) che lo scorso 25 agosto guidava l'Audi A6 che sulla Trignina, nel territorio di San Giovanni Lipioni, si è scontrata con la Fiat Panda su cui viaggiavano l'attrice molisana Paola Cerimele, deceduta nello schianto, e il compagno ancora ricoverato con traumi rilevanti.

“Il pubblico ministero della Procura di Vasto, Vincenzo Chirico – spiegano gli avvocati dell'automobilista indagato - considerato che i luoghi, ovvero il tratto stradale nel quale si è verificato il sinistro, e le cose, le autovetture incidentate, sono soggetti a modificazione, ha disposto un accertamento tecnico irripetibile conferendo all’ingegnere Marco Colagrossi l’incarico di proprio consulente, ponendogli una serie di quesiti necessari a ricostruire la dinamica dell’incidente. Ciò come codicisticamnete e proceduralmente previsto”.

“Quindi, il 20 settembre scorso, il consulente del pm, dopo aver ricevuto l’incarico presso gli uffici della Procura di Vasto, ha iniziato gli accertamenti sulle autovetture e sui luoghi, operazioni a cui ha partecipato anche il consulente tecnico dell’indagato, ingegnere Carmine Lanni, ritualmente nominato dai sottoscritti difensori”.

“È convinzione di questa difesa che situazioni particolarmente drammatiche, come quella di questo sinistro, debbano essere trattate con la dovuta delicatezza e con la massima professionalità – sottolineano i legali - al fine di consentire agli inquirenti di svolgere il proprio lavoro nel modo migliore e di favorire la ricerca della verità senza alcun condizionamento. Sul punto giova evidenziare che le rispettive difese hanno a disposizione tempi e modi, previsti dal codice di rito, nel rispetto dell’etica e della deontologia, per porre in essere professionalmente la loro attività”.

“Convinti che la giustizia debba fare il suo corso nelle migliori condizioni, auspichiamo il rispetto di quanto sopra rappresentato a beneficio di ognuno. In questa fase del procedimento penale, che è quella delle indagini preliminari, è infatti, deontologicamente doveroso tenere in considerazione il dolore di tutti i soggetti coinvolti, quello dei famigliari della vittima ma anche quello dell’indagato e della sua famiglia”, concludono gli avvocati Abbazia e Maggiani.

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