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Cronaca

Inchiesta appalti: torna libera Adele Campanelli

Revocata la misura di custodia cautelare agli arresti domiciliari per l'ex direttrice del museo la Civitella: era stata coinvolta nell'inchiesta sugli appalti della Procura di Napoli

Torna libera la soprintendente ai beni archeologici della area flegrea Adele Campanelli, arrestata il 15 marzo scorso per turbativa d'asta nell'ambito dell’inchiesta sugli appalti della Procura di Napoli.

Il Tribunale del Riesame ha annullato la misura di custodia cautelare agli arresti domiciliari per l'ex direttrice del museo la Civitella. Un provvedimento accolto con sollievo anche a Chieti dai famigliari ed ex colleghi della Campanelli. In sede di riesame sono venute meno le esigenze cautelari. Torna libero anche il docente universitario Aldo Aveta.

"La gogna di mia madre costituisce l'episodio più devastante della mia vita, non soltanto per la sofferenza che ha permeato l'aria di casa per più di un mese, per aver visto con i miei occhi l'incredulità quasi naïf sgorgare dagli occhi di chi mi ha messo al mondo, di chi non solo mi ha insegnato a vivere in modo onesto, ma anche un'etica del lavoro e del comportamento che difficilmente ho riscontrato in altri esseri umani che hanno attraversato il mio percorso di vita - così Matilde Finarelli, figlia della dottoressa Campanelli, rende pubblico il dramma che ha sconvolto la sua famiglia nelle ultime settimane -  Ad essere colpita non è stata semplicemente la persona che io ho il privilegio di chiamare "mamma", ma la personalità che più stimo al mondo, il mio modello di vita e di comportamento".

Poi una considerazione sulla lotta ai sistemi criminali che si estende ormai a qualsiasi fascia della popolazione e vede coinvolte personalità a tutti i livelli, "Per le persone dabbene - aggiunge Matilde - basta che se ne palesi una venatura nelle pieghe di un discorso per fuggire nella direzione opposta, ma non sempre si è in grado di riconoscerla. Quando persone che non hanno alcun precedente, alcuna macchia nella loro carriera, si trovano coinvolte in procedimenti come quello che ha colpito Lei, io credo che si danneggi ulteriormente una società già distrutta da sistemi criminosi, già poco fiduciosa nei rapporti con le istituzioni statali, già disincantata nei confronti di quello che lo Stato può fare qui. Insomma - conclude - il danno più grande che si possa fare a questa terra è privarla delle persone incorruttibili che lavorano per salvare quanto di bello c'è qui". 

L'INCHIESTA Sessantanove i provvedimenti restrittivi emessi oltre un mese fa dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’operazione della Dda di Napoli che ha fatto luce sulle irregolarità negli appalti di svariati Comuni partenopei. Gli indagati erano accusati, a vario titolo, di corruzione ed altre gravi irregolarità nelle gare di appalto pubblico realizzate in varie province campane, talvolta anche al fine di agevolare organizzazioni criminali di stampo camorristico. 
 

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