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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Tollo

Gianni Lannes minacciato dalla mafia: aveva raccontato la provincia dei tumori

Il giornalista Gianni Lannes, autore di numerose inchieste sui reati ambientali, è stato nuovamente minacciato dalla mafia. Tra i suoi dossier, ce n'è anche uno che parla dei tumori in provincia di Chieti provocati dallo scarico di veleni industriali

Gianni Lannes è un reporter freelance che da anni denuncia i reati ambientali. A lui il presidente del Senato Renato Schifani, dopo che era stato fatto il suo nome all’interno di un’inchiesta sulla costruzione di una superstrada in Sicilia, aveva consigliato di ‘occuparsi d’altro’. Gianni Lannes ha lavorato con La Stampa, la Rai, L’Espresso, Famiglia Cristiana. Per le sue inchieste scomode ha avuto una scorta dal 2009 al 2011, dopo che qualcuno incendiò l’auto della moglie e rubò il suo computer. Adesso i quotidiani nazionali parlano di Lannes perché venerdì scorso è stato nuovamente minacciato. Su un bigliettino lasciato sul seggiolino di sicurezza del figlio, all’interno dell’auto della moglie, è stato trovato un messaggio che poco spazio lascia alle interpretazioni: «Hai una famiglia. Non rompere più i coglioni con le stronzate di ecomafia». Questa è solo l’ultima delle intimidazioni che Lannes, al quale è stata improvvisamente tolta la scorta dopo un esposto formale sulle attività di bonifica del sito della centrale nucleare di Corso, subisce da tempo.

IL DOSSIER SULL'ABRUZZO Il giornalista pugliese ha avuto tanto da scrivere anche sulla nostra provincia. Il suo dossier: “Ecomafie: strage silenziosa in Abruzzo” è stato riportato un po’ di tempo fa dal blog del Comitato frentano Nuovo Senso Civico. Qui il freelance non usa metafore per parlare delle cause delle morti e dei malati di cancro nella provincia di Chieti: una tragedia sanitaria e ambientale che si è chiusa senza colpevoli.

Tollo, Miglianico, Francavilla a Mare, Ripa Teatina, sono paesi che si affacciano non solo davanti alle viti del Montepulciano ma che respirano allo stesso tempo i veleni industriali impunemente scaricati per anni in Abruzzo.

“Gianluca Edmondo a 37 anni è deceduto a causa di un tumore fulminante al cervello. Diego T., 42 primavere di Tollo si è sottoposto a biopsia ed ha scoperto di avere un linfoma Hodgkin. Ad Alessandro D. T., 32 anni, nativo di Miglianico, è toccato un linfoma non Hodgkin” scrive Lannes, che nell’inchiesta incontra un ecologista di Miglianico il quale gli racconta che “in una fornace accanto al torrente Venna - nell'agro del centro abitato di Tollo, sono state occultate svariate tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti da mezza Europa e dalla realtà industriale dell’Italia settentrionale”, specie della Bayer in Germania e delle Industrie Chimiche di Saragozza in Spagna.

Malformazioni fetali, bimbi nati prematuri, aborti forzati, cancri dell’encefalo, tumori alla vescica, le neoplasie maligne in Abruzzo aumentano in maniera esponenziale dagli anni ’90. Gianni Lannes cita la Sogeri srl di Tollo, responsabile di aver occultato valanghe di scorie assassine dal 16 maggio 1995 fino al sequestro, avvenuto il 2 febbraio 1996. Tra queste c'era anche il cobalto 60, responsabile di vari tipi di cancro. Quando venne chiusa la discarica di Tollo, si cominciò a scaricare sul greto del fiume Pescara a Chieti Scalo, dove c’era una filiale della società, e poi ancora a Cepagatti.

“Nel 2000 – riporta ancora Lannes - la Regione aveva stanziato 300 milioni di lire per una messa in sicurezza, rivelatasi una truffa. Altri 587 mila euro sono stati erogati dallo stesso Ente l’anno scorso per la bonifica. I lavori sono stati affidati dal comune di Tollo all'impresa Ecologica Anzuca srl e poi subappaltati il 20 dicembre 2007 alla ditta Angelo De Cesaris srl di Francavilla al Mare. Per legge dovevano terminare due anni fa. Il dirigente regionale Franco Gerardini (ex parlamentare del centro sinistra in commissione ecomafie) ha concesso il 21 marzo 2007 una ‘proroga a sanatoria’. «Non c’è più nessun pericolo: la situazione è sotto controllo» ripete il sindaco di Tollo Angelo Gialloreto”.

Nella relazione tecnica tuttavia si legge: “Attualmente, nei due capannoni di servizio del complesso sono presenti rifiuti stoccati contenuti in Big-Bags. In 228 di questi sono contenuti rifiuti ascrivili a residui di fusione di alluminio scorie di fonderia per un totale di massa pari a 3.420.000 kg. In altri 53 Big-Bags, sono stati stoccati sacconi vuoti contaminati, per un totale di massa di 13.250 kg”.

La vicenda raccontata da Lannes si è chiusa senza colpevoli: il danno ambientale e sanitario non è mai stato quantificato, il sito non ancora bonificato e nella provincia di Chieti, sempre meno verde, i medici continuano a segnalare l’aumento dei tumori, soprattutto quelli broncopolmonari, soprattutto sotto i 50 anni. Le aree più a rischio, dicono ancora i sanitari intervistati, “sono quelle vicino ai torrenti Venna e Dentalo e al fiume Foro".

Il dossier "Ecomafie: strage silenziosa in Abruzzo"
 

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