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Cronaca

Garante dei detenuti: riaperto il bando, tra i candidati il giornalista Lo Piccolo (Voci di dentro)

L'Abruzzo attende da anni l'elezione del garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Il presidente dell'associazione Voci di dentro, che da 11 anni opera nelle carceri abruzzesi, racconta il mondo dei detenuti

Continua a far discutere tra gli addetti ai lavori la mancata elezione del Garante regionale dei detenuti. Nonostante la legge istitutiva del 31 agosto 2011, ad oggi l'Abruzzo è l'unica Regione italiana a non aver provveduto alla nomina. Ci si era andati vicino quattro anni fa, quando si proposero 17 candidati, ma non si arrivò mai alla nomina. Complice anche una legge regionale che richiedeva la maggioranza dei due terzi dei voti favorevoli.

Adesso la Regione ci riprova e per la seconda volta ha pubblicato l’avviso per la presentazione delle candidature alla carica di Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Il termine è fissato per martedì 4 giugno 2019. 

Stavolta però, le cose potrebbero andare diversamente: la Regione ha infatti stabilito che se dopo tre votazioni nessun candidato raggiungerà il quorum richiesto (maggioranza dei due terzi dei voti favorevoli) potrà essere eletto garante chi raggiungerà la maggioranza assoluta dei voti. Forse entro il 2019 l’Abruzzo, ultima regione a non avere il Garante, potrà mettersi in regola e nominare questa importante figura di garanzia per la popolazione detenuta. Occorre dunque verificare se all'interno dell'attuale Consiglio Regionale sia possibile raggiungere il quorum e, in caso contrario, intervenire direttamente sulla legge istitutiva.

Tra i candidati a riproporre la sua esperienza, dopo il bando del 2015, c'è ancora Francesco Lo Piccolo (foto), giornalista e fondatore a Chieti della onlus Voci di dentro, che dal 2008 coi suoi volontari opera dentro e fuori le carceri per favorire le attività e il reinserimento di detenuti e detenute ed edita una rivista omonima scritta e realizzata proprio dai detenuti. In una lettera, Lo Piccolo ci ha spiegato i motivi della sua candidatura:

La mia è una scelta d’obbligo, giusto sbocco del mio percorso: sono giornalista, sono stato consulente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo per la “Carta di Milano”, quindi membro della Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Abruzzo, poi sono stato indicato anche referente dei detenuti per i Radicali Abruzzo. Ma soprattutto sono volontario in carcere da undici anni, fondatore dell’associazione Voci di dentro, direttore del magazine Voci di dentro scritto dai detenuti di Chieti e Pescara, e promotore di diverse iniziative dentro il carcere e fuori per eliminare le condizioni che determinano situazione di disagio.

Undici anni nei quali ha imparato a conoscere da vicino i detenuti e a scoprire che spesso sono individui marginati e marginali

Molti tra loro non hanno avuto chance, altri scientemente (chi più e chi meno) hanno compiuto scelte sbagliate e hanno fatto violenza, altri ancora o non sono stati capaci di vedere altre scelte, o non avevano che una sola scelta, o sono finiti nel circuito penale (sempre più invasivo) per un errore di un momento. Persone che hanno sì fatto soffrire, ma che a loro volta soffrono. Disuguali in un mondo ingiusto, governato oggi più di ieri da fanatismi e populismi, da un sistema sociale economico-finanziario che vede al primo posto l’utilitarismo, il profitto, il dominio, per apparire, avere, consumare. Etichettati e bloccati nello stereotipo del criminale, deumanizzati, vittime di una istituzione totale che nei fatti e a dispetto dei tanti propositi (art. 27 della Costituzione) li spoglia dei loro diritti, applicando sistemi infantilizzanti, deresponsabilizzandoli e rinchiudendoli tutti assieme (piccoli ladruncoli alle prime armi, mafiosi e camorristi, poveri e ricchi, stranieri, giovani e vecchi, malati e sani, dipendenti da sostanze, alcool, gioco, colletti bianchi, eccetera) in sezioni e celle molto spesso per 16 ore al giorno dove si ripropongono ancora le stesse dinamiche sociali del fuori (discriminazione, sopraffazione, violenza). Un luogo dove la vista si ferma a pochi metri dai loro occhi, dove per anni si relazionano solo tra loro e solo con persone che ordinano e dove la disparità di potere è regola. Infine dove rieducazione e attività risocializzanti sono solo parole a causa di una organizzazione-burocratizzazione che privilegia innanzitutto la sicurezza, il contenimento, la punizione fine a se stessa. Non a caso in media negli istituti penitenziari italiani ci sono un agente ogni due detenuti, mentre c’è un solo educatore ogni 60 detenuti.

Ma soprattutto sono convinto che la dignità di una persona non può mai essere calpestata e che i suoi diritti restano tali, inviolabili. Per questo - conclude -  mi ricandido a Garante in Abruzzo delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.

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