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Cronaca

Espulsione dopo l'uscita dal carcere: giudice revoca il decreto

La Questura di Chieti lo aveva ritenuto "socialmente pericoloso", non rinnovandogli il permesso di soggiorno ma la sentenza del giudice di pace gli ha dato ragione

Dopo la sentenza favorevole del giudice di pace di Bari, anche a Chieti è stato accolto il ricorso per la revoca del decreto di espulsione del Prefetto di Chieti e l’atto di intimazione del questore nei confronti di un tunisino di 29 anni, Tarek Sgaieri. Arrestato nel 2008 per rapina e possesso di droga, all’uomo, che aveva finito di scontare la sua pena nel carcere di Madonna del Freddo circa due mesi fa, la questura aveva negato il permesso di soggiorno definendolo“socialmente pericoloso”. Da qui il trasferimento nel Cie di Bari per il successivo rimpatrio in Tunisia.

Ma quel soggetto ‘pericoloso’ in realtà, non era stato definito tale da chi, osservandolo più volte, gli aveva dato la possibilità di uscire dal carcere per andare a lavorare un anno in un cantiere edile o di partecipare attivamente agli impegni di Integra Sport, la squadra di calcio a cinque fondata dalla Caritas di Chieti-Vasto per favorire l’integrazione sociale e lo sport dei ragazzi di diverse nazioni e contesti sociali.

Il giudice di pace, nell’accogliere il ricorso per la revoca del decreto di espulsione del prefetto di Chieti e l’atto di intimazione del questore, nella sentenza emessa una settimana fa ha stabilito che non poteva “oggettivamente essere vanificato il percorso rieducativo e socializzante svolto dalle istituzioni”  nei confronti del tunisino, percorso alimentato da varie attività come il progetto Pe.Tra (Percorsi di transizione al lavoro) finanziato dalla regione Abruzzo.

“Il provvedimento era in palese violazione della Direttiva sui rimpatri 115/2208  che tra l’altro non ha tenuto in alcun conto gli sforzi di chi per tanti anni aveva lavorato per la piena attuazione dell’articolo 27 della Costituzione” osserva Francesco Lo Piccolo, giornalista e garante dei detenuti in Abruzzo citando alcuni stralci della sentenza. “Grazie a un programma di recupero – si legge – Tarek Sgaieri è diventato una persona responsabile, affidabile, inserito sotto il profilo sociale, lavorativo e affettivo; a prova di ciò il difensore ha prodotto numerosi documenti da cui si evince la veridicità di quanto sostenuto da operatori del carcere, da volontari, dai colleghi e datore di lavoro e che il ricorrente non vive di attività illecite (attualmente lavora come manovale)”.

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