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Cronaca

Direttore amministrativo Asl, Febbo: "Parere fornito da chi assiste le cliniche private"

"Questa - accusa il presidente della commissione regionale di Vigilanza - sarebbe un’evidente stortura in quanto eticamente inopportuna e deontologicamente contraddittoria”

Dopo l’esposto in procura di qualche giorno fa, il presidente della commissione regionale Mauro Febbo torna a puntare il dito contro la nomina a direttore amministrativo della Asl di Sabrina Di Pietro. Secondo quando dice, infatti, “il parere sarebbe stato fornito da un noto professionisti che abitualmente assiste le cliniche private nei procedimenti contro la Asl/Regione Abruzzo e questa sarebbe un’evidente stortura in quanto eticamente inopportuna e deontologicamente contraddittoria”.

“Mi chiedo e sicuramente chiederò conto - prosegue - di quanto costerà la parcella dell’avvocato e soprattutto da chi saranno sostenuti i costi. Inoltre voglio ricordare che è già a disposizione della Asl il dispositivo del Tribunale dell’Aquila dal quale si evince chiaramente e inequivocabilmente che la dottoressa Di Pietro non ha i requisiti per ricoprire il ruolo di Direttore amministrativo della Asl di Chieti”.

“Inoltre – rimarca Febbo - risulta a dir poco sconcertante l’iter seguito per accertare un requisito che sicuramente è a disposizione della Direzione regionale competente: bastava alzare il telefono, come ho fatto io, e avere notizie a riguardo o magari scorrere gli elenchi, come ho fatto io, delle strutture socio sanitarie riconosciute (ovvero accreditate) per scoprire che la Casa di cura ex Onpi non è una struttura accreditata. Così come d’altronde evidenziato dal Tribunale dell’Aquila che ha esaminato la candidatura presentata dalla stessa Di Pietro alla Asl dell’Aquila, con identico requisito”.

“Cosa nasconde questo atteggiamento da parte della Asl di Chieti?”, si chiede Febbo. “Perché questa ostinazione nel difendere la dottoressa Di Pietro? Perché deve ricoprire a tutti i costi il ruolo di direttore amministrativo? – si chiede Febbo che non capisce “il motivo per il quale per difendere le sue tesi la Direzione generale della Asl non abbia alzato il telefono e chiesto alla direzione Sanità o perché non siano state esaminate le liste delle strutture accreditate ma, ancora più paradossale, perché non si sia avvalsa degli uffici legali della Regione Abruzzo o della stessa direzione Sanità, evitando così di gravare ulteriormente sulle spalle dei cittadini”.   

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