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Cronaca Francavilla al Mare

Allarme pesce azzurro nel mare Adriatico: sarde e alici sono sempre meno redditizie

Il problema è nella drastica riduzione delle giornate di pesca per il fermo biologico che, per sarde e alici, prevede 20 giornate mensili, senza eccedere le 180 nell’anno solare

È stato di crisi per il pesce azzurro nel mare Adriatico. A lanciarlo un gruppo di pescatori abruzzesi, che si sono rivolti a Coldiretti Impresa Pesca per illustrare le condizioni in cui versa il settore della pesca di piccoli pelagici, ossia sarde ed alici, che soffrono la diminuzione delle imbarcazioni a causa della difficoltà di fare reddito.

Secondo i pescatori, “nonostante il proliferare di normative nazionali orientate a fronteggiare la crisi delle catture e la diminuzione del cosiddetto pesce azzurro, l’attività di pesca di piccoli pelagici sta registrando un notevole decremento del numero delle imbarcazioni, a causa della difficoltà di fare reddito, tanto che sono ormai poche in Abruzzo le imbarcazioni che effettuano questo tipo di attività”.

In sostanza, il problema è nella drastica riduzione delle giornate di pesca per il fermo biologico che, per sarde e alici, prevede 20 giornate mensili, senza eccedere le 180 nell’anno solare. “Riduzione che – sottolinea Coldiretti Impresa Pesca - non è supportata, come accaduto in altre regioni, da un intervento in regime de minimis alle imprese”. Secondo i pescatori, che appartengono alla cooperativa Abruzzo Pesca, ad aggravare la situazione è anche il proliferare in Adriatico dei tonni rossi che, soggetti al sistema di quote, non possono essere pescati, ma generano, di contro, gravi danni alle reti dei pescherecci in cui inevitabilmente si impigliano.

“Il risultato – spiega Coldiretti Impresa Pesca – è una condizione di sofferenza che potrebbe portare alla scomparsa di questo tipo di attività, ormai scarsamente redditizia e fortemente penalizzata. È necessario valutare tale difficile situazione e prendere provvedimenti valutando prima di tutto la possibilità di attivare aiuti in de minimis e promuovere, nelle sedi nazionali, una rivisitazione delle quote previste per il tonno aumentando magari le quote di rispetto alle unità ittiche che fanno capo alle organizzazioni di produttori. Oggi più che mai è necessario porre egual attenzione su tutti i settori della produzione ittica regionale”.  

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