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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Di Primio: promesse di finanziamenti per le elezioni?

Secondo gli investigatori il sindaco di Chieti, indagato nello stralcio dell'indagine Terre D'Oro, avrebbe ottenuto da Perilli, titolare della società Akka che voleva realizzare Megalò 3, garanzie di contributi alla campagna elettorale e copertura di debiti, in cambio dei permessi al progetto

Le indagini della squadra mobile di Pescara, diretta da Pierfrancesco Muriana, dicono che il sindaco Umberto Di Primio, indagato per corruzione, avrebbe ricevuto dall’imprenditore Ezio Perilli, titolare della società Akka, promesse di un sostegno economico alla campagna elettorale per le comunali della prossima primavera e il saldo di presunti debiti, in cambio del permesso alla realizzazione di Megalò 3. È questa la ricostruzione, ancora tutta da confermare, degli investigatori.

In particolare i pm Picuti e Mancini della Dia dell’Aquila, scrivono che Perilli avrebbe promesso al primo cittadino di Chieti “una serie di utilità economicamente apprezzabili”, seppure non quantificate. L’imprenditore è titolare della società proprietaria del terreno oggi sequestrato e socio di fatto della società che ha effettuato il  movimento terra.

Di Primio, scrivono i magistrati “si impegnava ad adottare e a far adottare dai competenti uffici comunali tutti i provvedimenti amministrativi di competenza, quali il rilascio dei permessi a costruire, e inoltre promuoveva e votava favorevolmente la delibera di giunta” di ottobre 2013, con cui il Comune si schierava in giudizio insieme alla Akka contro il provvedimento del Genio Civile che chiedeva il ripristino delle condizioni ambientali del luogo.

Secondo l’accusa, anche il segretario generale dell’Autorità di Bacino Michele Colistro, anche lui indagato, avrebbe contribuito a favorire il progetto di Megalò 3, dando un parere secondo il quale l’area “non è soggetta a rischi idraulici”. Un parere, però, contrario a quello del suo predecessore, che fra il 2012 e il 2013 aveva dato parere negativo al progetto, a causa della variazione delle quote altimetriche delle aree golenali. Secondo gli investigatori, in cambio, avrebbe ricevuto da Perilli una carta ricaricabile Poste pay, la possibilità di usare un immobile a Montesilvano e la concessione di incarichi professionali a titolo oneroso.
 

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